Cronaca locale

Festa finale all'Open Theatre Maroni: «Expo torni a Milano»

Alle 18 la cerimonia di chiusura con il Capo dello Stato Mattarella Il governatore e il sindaco: «Un successo al di là delle parti politiche»

Festa finale all'Open Theatre Maroni: «Expo torni a Milano»

Ai nodi del dopo Expo - a cominciare da cosa fare di un'area grande come 140 campi da calcio, e come rientrare nelle spese, 1,3 miliardi di soldi pubblici investiti - ci si penserà seriamente da domani. Oggi è il giorno dei festeggiamenti finali. Il momento è arrivato: alle 17 il più grande evento italiano del 2015 chiude. I 55 padiglioni saluteranno gli ultimi visitatori, il Cardo e il Decumano si svuoteranno, gli odori dei cibi provenienti da mezzo mondo si dissiperanno nell'aria, le luci psichedeliche, un po' kitsch ma suggestive dell'Albero della Vita smetteranno di brillare (almeno temporaneamente, perché l'idea è riaccendere il simbolo di Expo 2015 a maggio, quando lo smantellamento delle strutture, se tutto va bene, dovrebbe essere completato). Sono passati oltre sei mesi dai dubbi e dalle corse contro il tempo, con gli operai -lavoratori solerti e silenziosi - a montare le strutture giorno e notte, per arrivare al giorno dell'inaugurazione con il grosso dei Padiglioni montato, e salvare la faccia di fronte alle telecamere di tutto il mondo. Si sono susseguiti, mese dopo mese, i conteggi (e le polemiche) sugli accessi, con l'obiettivo dei 21 milioni di visitatori raggiunto, sebbene anche per merito dell'ampliamento della fascia oraria a prezzo ridotto.

Nelle parole di chi, ai vari livelli politico-istituzionali, ha guidato la complessa macchina dell'Esposizione Universale 2015, c'è stato spazio ieri solo per la soddisfazione verso una manifestazione in cui, alla fine, tutto è filato senza intoppi. Il «modello Milano» ha tenuto, a cominciare dal fronte della sicurezza, sensibilissimo. Non a caso ieri il ministro della Difesa Pinotti nel discorso di saluto ai militari che hanno presidiato l'area si è detta «orgogliosa di essere ministro avendo forze armate come voi, avendo queste capacità e questi comandanti che hanno impostato così bene l'attività». Oggi il sipario cala con una cerimonia preannunciata come «sobria e spettacolare al tempo stesso». Si comincia alle 18.00, un'ora dopo la chiusura degli ingressi dai tornelli al pubblico: all'Open Air Theatre - una delle strutture destinate a restare - ci saranno il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il sindaco Giuliano Pisapia, il governatore Maroni, il commissario del Padiglione Italia Diana Bracco, il Segretario Generale del Bie Vicente Loscertales, il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e il commissario unico Giuseppe Sala. Saranno loro a dare il saluto ufficiale dell'Italia alle delegazioni dei paesi partecipanti e a rivivere insieme i momenti più belli del semestre. Poi i due passaggi di testimone: la bandiera del Bie sarà consegnata prima ad Astana, città kazaka sede dell'Expo Internazionale del 2017, e a Dubai, sede della prossima Esposizione Universale fissata nel 2020. Sei cori - S. Ilario di Rovereto, Brianza di Missaglia, Rifugio Città di Seregno, Coro Femminile Incanto di Corsico, Coro dei Piccoli Cantori di Milano e I ragazzi della Scuola Rinnovata - composti in tutto da mille voci si esibiranno durante la celebrazione, trasmessa in diretta su RaiUno.

«Purtroppo non si può prolungare Expo 2015. È stato un grande successo. Ci candidiamo a ospitarne un altro nel futuro», ha scritto su Twitter il presidente della Lombardia, Roberto Maroni. Che poi, ospite a Radio Monte Carlo, ha rilanciato la proposta di «rifare Expo a Milano tra dieci anni, dopo Dubai». «Abbiamo dato l'immagine di un Paese moderno, capace di vincere anche sfide di questo tipo» perché «tutte le istituzioni, a prescindere dal colore politico, si sono messe a lavorare insieme e fra mille difficoltà ce l'abbiamo fatta», ha aggiunto Maroni.

Sulla stessa linea il sindaco Giuliano Pisapia: «Abbiamo fatto un patto istituzionale: i diversi livelli di Governo, anche se di colori politici opposti, non hanno litigato su Expo. Hanno discusso, certo, ma con il comune obiettivo di ottenere un grande successo». Pisapia ha sottolineato anche l'importanza di aver «valorizzato il rapporto con i privati, e reso vivibile Expo non solo all'interno dei padiglioni, ma in tutta la città metropolitana».

Del dopo Expo si parlerà da domani, poi bisogna iniziare a smantellare, anche in vista della visita di papa Francesco il 7 maggio.

Twitter @giulianadevivo

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