Cronaca locale

«Maroni non si permetta di dire che faccio affari»

«Maroni non si permetta di dire che faccio affari»

Onorevole Gian Carlo Abelli, sarà presidente di Ersaf?
«A questo punto non lo so, ma so che non è questo il mio problema. Non mi cambierebbe certo la vita. E nemmeno continuare a fare politica».
Il Faraone va in pensione?
«No. Ma mi dispiacciono molto le dichiarazioni di Maroni».
Se l'è presa per quei “giochi di potere e affari”?
«Maroni è libero di avere un suo giudizio sulla mia storia politica, ma ci sono due cose che non posso consentirgli».
Dica.
«Mettere veti immotivati sulle persone e far riferimento in maniera viscida e maligna a presunti affari. Se sa qualcosa lo dica e se ne assuma la responsabilità, altrimenti stia zitto».
Il suo nome non l'ha fatto.
«Ma il contesto era quello della mia nomina. Maroni si ricordi bene che la parola affari non fa parte del mio vocabolario».
Perché l'avrebbe attaccata?
«Mi sembra ossessionato da quei personaggi che pur con errori e difetti, rispetto a lui sono dei giganti: Umberto Bossi che ha sostituito in via Bellerio e Roberto Formigoni in Regione».
Lei è proprio sicuro di non aver fatto affari?
«Passo per essere stato il boss, il ras della sanità in Lombardia. Ma con tutto quello che è successo dopo, io non ho mai avuto problemi».
Nessuna indagine su di lei?
«Nessuna. Finché ci sono stato io non è successo niente».
Lei ha cominciato a fare politica negli anni '70 con la Democrazia cristiana.
«Per carità, se il problema è la continuità del potere, io sono un uomo di potere. Ma non faccio affari. Maroni non lo so».
Perché non va in pensione?
«Se stabiliremo un limite di età, io posso essere d'accordo. Ma adesso non c'è. E questi veti sono inaccettabili».
Maroni, che è il governatore, avrebbe dovuto accettare qualunque nome?
«È una delle prime regole della politica. Se molliamo e si consente di discutere le scelte degli altri partiti, è finita».
Sta succedendo a Roma con la Pitonessa.
«Con Daniela Santanché è vergognoso. Solo che lì è il Pd, qui la Lega che dovrebbe essere un nostro alleato».
Lei ha fatto tutto, perché a 72 anni non lascia?
«Alla passione non si comanda. E io la politica la faccio per passione e non per affari. Per questo Maroni mi offende».
Perché parla? Per sperare in Ersaf converrebbe tacere.
«Perché la prepotenza fatta oggi non sia più fatta in futuro».
Maroni è prepotente?
«Non vorrei avesse la sindrome da Napoleone. Dice troppo spesso “io” e ce ne sono stati altri con quel difetto. E poi si ricordi che ha vinto grazie al Pdl».
Formigoni l'ha difesa?
«Con Formigoni ultimamente abbiamo avuto qualche “scasso”. Ma mi ha chiamato e abbiamo convenuto che per il Pdl questo è un affronto inaccettabile».
Maroni ha telefonato a Berlusconi.
«Dipende come si dicono le cose. Se Maroni gli ha detto che litigavamo per una nomina, Berlusconi gli avrà risposto di non litigare. Ma la faccenda andava raccontata bene».
Mario Mantovani ha fatto abbastanza? Dice che la nomina è solo «congelata».
«Chiaro che vorrebbe uscire dall'impasse. Per utilizzare una frase che usa lui, ha fatto quello che doveva fare».
Lei è membro della direzione nazionale. E il Pdl?
«Un errore il predellino. Ora cambiamo, non buttiamo».


Il ritorno a Forza Italia?
«Io sono nato con un grande partito popolare come la Dc, non posso certo pensare a partiti leggeri fatti da imprenditori».

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