Cronaca locale

Moschee, l'imam di via Padova scarica il Comune

Il centro più aperto e dialogante della città è esasperato da incertezze e ritardi della sinistra

Proroga per le domande delle comunità religiose. E la sensazione è che il nuovo percorso per la moschea di Milano parte così come era finito il precedente: fra incertezze e pasticci. Il piano per la realizzazione di nuovi luoghi di culto aveva occupato tutta la seconda parte del mandato amministrativo di Giuliano Pisapia. Il sindaco si era tenuto a debita distanza dalle soluzioni escogitate dai suoi assessori ma alla fine Palazzo Marino aveva dato il via libera un bando per realizzare tre luoghi di culto (due moschee) in terreni comunali da dare in concessione. Il bando, arenatosi fra liti e ricorsi, è stato definitivamente accantonato dalla giunta di Giuseppe Sala col pretesto della legge regionale, che effettivamente è restrittiva ma è stata approvata un anno e mezzo fa e «innestata» su una normativa precedente che il bando comunale comunque, a giudizio del Pirellone, non rispettava fino in fondo.

La nuova strada, ancora da definire, passa dalla revisione degli strumenti urbanistici. Tempo minimo: due anni. E lunedì il Comune ha reso noto un primo rinvio: «Tutte le associazioni religiose interessate a realizzare un luogo di culto nel territorio di Milano - ha comunicato Palazzo Marino - avranno ancora 45 giorni di tempo per presentare la propria richiesta». Il termine inizialmente fissato in un mese è stato dunque spostato ancora. «Riteniamo che oltre al rispetto formale della norma, data la complessità e sensibilità del tema - hanno spiegato la vicesindaco Anna Scavuzzo e l'assessore all'Urbanistica Pierfrancesco Maran sia fondamentale procedere con incontri che chiariscano alle comunità religiose l'importanza della fase di raccolta delle informazioni necessarie a sondare le loro esigenze. Incontri che saranno anche l'occasione per spiegare le modalità di stesura del piano che ci consentirà di realizzare a Milano i nuovi luoghi di culto di cui c'è bisogno». Ma anche questa nuova decisione si rivela già un passo falso. «Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire» commenta Viviana Beccalossi, assessore regionale a Territorio e Urbanistica. «All'amministrazione comunale milanese che continua a ragionare su bandi e procedure - prosegue - ricordo ancora una volta che esiste una legge regionale urbanistica che regola questa materia. Un provvedimento che prevede passaggi formali chiari, precisi e imprescindibili».

Non solo: la più importante e autorevole associazione islamica milanese, la Casa di via Padova 144, annuncia l'intenzione di non partecipare a nuovi bandi o a incontri che non abbiano un ordine del giorno preciso: «Io non ho avuto alcuna notizia - spiega il direttore Mahmoud Asfa - ma se è un bando non ci interessa. Siamo delusi. Di incontri ne abbiamo fatti tantissimi. Abbiamo investito molto tempo e denaro nel progetto, abbiamo speso tanto senza avere più risposta e ora vogliamo sapere cosa si intende fare e quali cose concrete sono in programma sugli intendimenti precisi del comune. Se ci saranno proposte concrete per risolvere il problema, allora ci siamo. Se è solo per incontrarci o parlare di bandi allora no, non ci interessa». Sulla Casa della cultura musulmana pende uno sfratto, fissato al 19 ottobre. E lunedì in via Padova, per un'importante cerimonia, ha organizzato quattro turni di preghiera per ospitare migliaia di persone. La richiesta dell'Ambrogino d'oro Asfa (condivisa peraltro da molti nel Pd) è chiara: il Comune prenda in mano la situazione e parli con gli interlocutori che hanno dimostrato di avere necessità di una sistemazione e credibilità per meritarla.

AlGia

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