Cronaca locale

Nel feudo dei Visconti dove è nato il panettone

Gita nel sud Milano assaggiando riso giallo e ossobuco Ma qui è iniziata la favola del dolce più tradizionale

Nel feudo dei Visconti dove è nato il panettone

All'andata (ma volendo anche al ritorno) del nostro Viaggio Goloso, ci si può fermare a Zelo Surrigone, deviando dalla Vigevanese e attraversando il Naviglio Grande. L'Antica Trattoria San Galdino sorge proprio accanto all'oratorio dedicato al santo medesimo che contiene affreschi interessanti. Qui c'è un tripudio di sapori della cucina milanese dai salumi con gnocco fritto al risotto alla milanese con ossobuco (piatto unico) e (su ordinazione) cassoeula con la polenta.

Qualche chilometro ed ecco la nostra meta: Abbiategrasso. Fondata dai Celti ne prese parte del nome: «Habiate» significa abbondanza d'acqua. In epoca medioevale aggiunsero il «grasso» in onore della terra fertile che la circonda. Dopo Romani, Longobardi e l'arcivescovo di Milano, divenne proprietà di Visconti e Sforza che la elessero a luogo di svago. Ed è proprio il castello visconteo ad accoglierci venendo da Milano. L'attuale edificio (XIII secolo) sostituisce quello distrutto dal Barbarossa nel 1167. Collocato strategicamente a ridosso del Naviglio. Nel 1354 Galeazzo II Visconti donò la rocca alla moglie Bianca di Savoia. Da allora, fu tradizione che i duchi di Milano regalassero il castello alle mogli come dono di nozze.

Non è anziana come il castello, ma la pasticceria Besuschio ha la sua dolce età. Fondata nel 1845, ha compiuto 173 anni ed è arrivata alla sesta generazione. In principio fu Ambrogio, ora ci sono Andrea e suo figlio Giacomo, 25 anni, laurea in Scienze dell'Alimentazione con tesi sulle nuove coperture di cioccolato. Qui, secondo la tradizione, sarebbe nato il panettone: nel forno Besuschio venivano il Cavalier Motta e il collega Alemagna a fare i test con il nonno di Andrea. Ristrutturata recentemente, ma inalterata nella sua produzione che ne fa una delle più note pasticcerie lombarde. Tutti i classici, tutta la pasticceria possibile e immaginabile e alcuni dolci della casa come la tegola con burro, mandorle e nocciole, il locale pan meino, ottimo nella panna liquida fredda, la pagnotta di fraà con farina di mais, miele e fichi, il plum cake di morbidissima frutta candita.

Tra le presenze viscontee, l'ex convento dell'Annunciata edificato dal duca Galeazzo Maria Sforza come ex voto alla Vergine Maria e affidato all'Ordine dei Frati Minori di San Francesco. La chiesa, semplice all'esterno, esplode artisticamente all'interno con un magnifico ciclo di affreschi, «Le storie di Maria» di Nicola Mangone da Caravaggio, detto il Moietta, artista leonardesco.

Non distante, tra i vicoli del centro, ecco l'Osteria Santa Maria. In un locale dell'Ottocento, una coppia giovane, Mirco ai fornelli e Alisia in sala, propongono baccalà mantecato e polenta integrale del Parco del Ticino, riso della «Riserva San Massimo» al salto con stracotto di manzo e gremolada, bollito misto, succulenta trippa e ghiotti bruscitt con polenta.

Anche ad Abbiategrasso, come in altre località lungo il Naviglio grande, sono sorti, nel tempo, molti palazzi e ville nobiliari costruiti tra il XV ed XVIII secolo dalle più importanti famiglie milanesi, che avevano interessi economici nelle campagne. Ne citiamo uno: Palazzo Stampa. Qui il patriota Gaspare Stampa, organizzò incontri segreti con Garibaldi e Mazzini per l'Unità d'Italia.

Tre suggerimenti per lo shopping goloso. Divino Enoteca & Beer Shop offre una selezione di vini (200 etichette) e birre artigianali (100) oltre a prodotti sott'olio, salumi e dolci. Al panificio Moia (dal 2006) assaggiamo ottimi prodotti da forno, pane, pizza e una focaccia genovese molto apprezzata. Interessante il progetto di Cascina Fraschina che ha il suo punto vendita nel borgo ma è fornitrice di diversi locali tra cui «Un posto a Milano» all'interno di Cascina Cuccagna. Un gruppo di giovani, dieci ettari bio, verdure di stagione, erbe spontanee del Parco del Ticino.

Chiusura in gloria (gastronomica) al ristorante di Agostino Campari, caposaldo della classica (ma con brio) cucina della pianura Padana: rane fritte, vitello tonnato, mondeghili, risotto milanese con la luganega, costoletta, gran carrello di arrosti e bolliti che da solo vale il viaggio. Dal menu di Natale: nervetti, anguilla marinata in agrodolce, lasagna con crema di zucchine, fiori di zucca e besciamella allo zafferano.

Amen.

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