Cronaca locale

«Niente Imu sugli immobili che affittano a negozi storici»

Le richieste di Confcommercio per salvare le botteghe: tutele negli spazi pubblici, sconti fiscali in quelli privati

(...) sono nate prima del 1940. Eppure, l'andazzo di questi tempi è che per non sparire devono battersi persino con i ricorsi, e anche se il «padrone di casa» è il Comune. Il caso eclatante è quello della Galleria, dove il Tar (non la giunta) ha riconosciuto che il «Savini», nel Salotto fin dal 1867, ha «contribuito in modo rilevante a costruirne l'identità culturale e il prestigio», la «Locanda del Gatto rosso» (da oltre 40 anni) e il «Salotto» hanno dovuto partecipare alla gara per difendere gli spazi, e l'hanno persa, anche se l'ultima parola anche in questo caso spetterà ai giudici. Altri locali storici, dal teatro Dal Verme ai portici di piazza Duomo dove l'affittuario è sempre il Comune, sono entrati in agitazione. Ma «non c'è solo il centro, in aree che presto diventeranno appetibili sul mercato, penso solo agli ex scali ferroviari in zona Farini o Porta Romana, ci sono tanti negozi e bar inquilini di Palazzo Marino o di Aler, Mm e altri enti» fa presente Alfredo Zini, coordinatore del «Club imprese storiche» di Confcommercio che conteggia già almeno cinquecento insegne «over 25» (il traguardo in questo caso è a metà strada rispetto alle Botteghe storiche). «La storicità è un valore, non un privilegio - fa presente Zini -. É il riconoscimento della qualità e della capacità di innovarsi nel tempo, senza disperdere le tradizioni». Come tali insomma, andrebbero salvaguardate se affittano spazi pubblici, possono essere aiutate se si trovano in immobili privati. Come? Intanto se Palazzo Marino si sta adeguando alla direttiva europea Bolkenstein che traccia la linea delle liberalizzazioni e (quindi) delle gare per gli spazi pubblici, «può aprire un tavolo con il governatore Roberto Maroni perchè inserisca nella legge regionale la tutela delle imprese storiche. A quel punto la scelta se mettere o meno una sede all'asta non sarebbe più discrezionale». Secondo: «Bisgona favorire il passaggio generazionale. Rilanciamo al Comune la proposta di un bando sperimentale per i giovani imprenditori under 35 che rilevino e si impegnino a mantenere un'attività commerciale di piccole dimensioni con un'insegna che abbia più di 25 anni. Potrebbe assegnare contributi a fondo perduto fino a 10mila euro. E fare accordi con le scuole professionali. Le risorse? Magari potrebbe attingere a una parte degli incassi della tassa di soggiorno». E questo si collega alla richiesta al sindaco Beppe Sala di «promuovere le imprese storiche a livello internazionale, durante le missioni all'estero e sul web». Già il Club lancerà a breve dei tour tra le botteghe accompagnati dalle guide turistiche. E sta per partire una «app» dedicata. Terza mossa: esonero Imu per i proprietari di immobili che ospitano negozi storici, «per incentivarli a non sfrattare le imprese», e/o sconti sulla tassa rifiuti e sulla Cosap per i dehors ai locali per aiutarli a far fronte ad aumenti di affitto da parte dei privati. «Prendiamo esempio da Londra e Parigi, Milano può diventare capofila in Italia nella tutela e valorizzazione turistica delle insegne storiche. Investimenti per non far abbassare le cler».

Chiara Campo

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