Cronaca locale

"Non fu il controllo dei biglietti a scatenare l'assalto col machete"

Ecco perché i giudici d'Appello hanno abbassato le pene ai salvadoregni che ferirono gravemente il capotreno

"Non fu il controllo dei biglietti a scatenare l'assalto col machete"

Condanne limate per una sottigliezza giuridica, ma comunque pesanti: e così solidamente motivate da rendere quasi certo che i tre colpevoli non torneranno in circolazione tanto presto. Dato confortante, visto che si tratta degli imputati dell'aggressione a un capotreno delle Ferrovie Nord, che per avere osato chiedere il biglietto a un gruppo di giovani salvadoregni venne pestato selvaggiamente e poi colpito con un machete fin quasi ad amputargli un braccio. Avvenne alla stazione di Villapizzone delle Nord, la sera dell'11 giugno 2015.

Ieri i giudici della Corte d'appello hanno depositato le motivazioni della sentenza con cui l'11 gennaio avevano rivisto all'ingiù le condanne inflitte in primo grado a Ernesto Rosa Martinez, Jackson Lopez Trivino e Andres Lopez Barraza (rispettivamente: l'esecutore materiale, il suo collaboratore nel pestaggio, il padrone del machete). La sentenza aveva destato qualche perplessità perché a ogni imputato erano stati tolti un paio d'anni di pena grazie alla scomparsa dell'aggravante dei futili motivi. Cosa c'è di più futile che amputare un braccio perché si viaggiava senza biglietto? In realtà la lettura della sentenza spiega che l'aggressione non va collegata al controllo dei biglietti, avvenuto diversi minuti prima e ormai risolto, ma alla provocazione che uno dei ragazzi mette in atto al momento di lasciare il treno, accusando il capotreno Riccardo Magagnin di averlo urtato e pretendendo le sue scuse.

Poco cambia, anche senza l'aggravante: a Rosa Martinez vengono inflitti dodici anni, a Lopez Barraza dieci, a Loez Trivino quattordici. I giudici spiegano anche perché non hanno creduto al tentativo di Rosa Martinez di prendere su di sè tutte le colpe, sostenendo di essere il padrone del machete e cercando di scagionare l'amico Lopez Barraza, detto Pajaro loco, ovvero «uccello pazzo», che lui stesso aveva indicato nei primi verbali come proprietario della micidiale arma. Rosa Martinez sostiene che quando aveva accusato l'amico, subito dopo l'arresto, era ancora «un po' ubriaco»: ma «la sbornia gli era certamente passata il 14 giugno», quando venne interrogato di nuovo e confermò la sua versione. La ritrattazione successiva per i giudici potrebbe nascere dal «timore di reazioni da parte dell'imputato da lui direttamente chiamato in causa».

Gli altri tre ragazzi presenti, che non partecipano all'aggressione, sono stati invece assolti perché «la condotta criminosa non era stata concordata in precedenza» e quindi non possono essere accusati neanche di «concorso morale».

LF

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