Cronaca locale

Omicidio di Cernusco, arrestati esecutore materiale e mandante: killer incastrato dalla felpa

Donato Carbone è stato ucciso lo scorso 16 ottobre nel box di casa sua e oggi i carabinieri hanno fermato i presunti responsabili, entrambi pregiudicati. Alla base della morte del 63enne, forse problemi legati a soldi e usura

Omicidio di Cernusco, arrestati esecutore materiale e mandante: killer incastrato dalla felpa

Donato Carbone era stato ucciso con 11 colpi di pistola appena rientrato a casa, in via don Milani 17, a Cernusco sul Naviglio, in provincia di Milano. Qualcuno lo aveva raggiunto prima che potesse scendere dalla sua vettura e aveva premuto il grilletto da due pistole diverse, proprio all'interno del box del garage del condominio dove l'uomo si stava addentrando. L'omicidio risale alla sera del 16 ottobre scorso e il suo cadavere era stato lasciato sulla sua automobile ancora accesa. Oggi, a un mese dall'assassinio del 63enne, i carabinieri hanno arrestato due persone, su ordine della locale procura.

Chi sono gli arrestati

Entrambi pregiudicati italiani, sono accusati di omicidio aggravato in concorso. Insieme al loro arresto, sono stati eseguiti anche sei decreti di perquisizione nei confronti di altrettante persone, con lo scopo di rinvenire altro materiale utile alla ricostruzione dei fatti. Si tratta di Leonardo La Grassa, 72enne di Trapani, considerato il mandante dell'omicidio, e di Edoardo Sabbatini, 58enne di Palermo, l'esecutore materiale. I due uomini sono stati incastrati grazie al ritrovamento, da parte dei carabinieri del nucleo di Milano, delle armi utilizzate per sparare gli 11 colpi, due pistole rinvenute a Vimodrone, abbandonate all'interno di un canale. Ma non solo.

La felpa a strisce

A incastrare l'esecutore materiale dell'omicidio, cioè Edoardo Sabbatino, è stata una felpa a strisce, rimasta impressa alla testimone e confermata anche dall'analisi delle immagini delle telecamere di sorveglianza, ispezionate dalla squadra omicidi del nucleo investigativo dei carabinieri. Subito dopo l'omicidio, infatti, l'assassino era stato visto indossare quegli indumenti da una vicina di casa di Carbone a cui aveva intimato di aprire il cancello.

Il ritrovamento delle armi

In base alle ricostruzioni fornite dalle forze dell'ordine, subito dopo l'omicidio i due pregiudicati si sarebbero incontrati e il mandante avrebbe chiesto al killer la riconsegna delle pistole per poi gettarle via. La Grassa, in passato, aveva già scontato una pena di 25 anni, di cui 22 passati in carcere. Sabbatini, invece, aveva scontato una pena di 16 anni per traffico di stupefacenti e avrebbe un precedente di polizia per un omicidio risalente al 1972. A fermarli sono stati i militari del comando provinciale di Milano, che li hanno arrestati nelle province di Brescia e del capoluogo lombardo. In base alle prime ricostruzioni, le indagini, avrebbero consentito non solo di individuare in una prima fase il mandante e, successivamente, l'esecutore materiale dell'omidicio, ma anche di inquadrare il movente, nell'ambito di alcune controversie insorte nello svolgimenti di attività illecite di natura economico-ritorsiva degli indagati e nelle quale sarebbe stata coinvolta anche la vittima.

La pista dell'usura

Poco dopo l'omicidio, infatti, le indagini si erano subito concentrate su una questione legata a dei soldi (o forse a dei debiti). Gli investigatori, infatti, avevano trovato due pistole nelle acque del naviglio a Vimodrone, un'area poco distante, dove è stata rinvenuta anche l'automobile utilizzata dai killer per compiere l'omicidio. È stata la pista dell'usura quella seguita principalmente dai carabinieri di Milano.

L'indagine "alla Maigret"

L'hanno definita un'indagine tradizionale "alla Maigret", anche perché vittima e (presunti) assassini si conoscevano, perché coinvolti nell'attività illecita che avrebbe portato alla morte di Carbone. In base alle prime ricostruzioni, Carbone avrebbe conosciuto La Grassa a Cologno Monzese, quando i due erano stati vicini di casa (circa 30 anni fa). E sempre Cologno era il luogo degli incontri tra i killer (anche perché l'esecutore materiale è residente nel Bresciano). La Grassa e Sabbatino, entrambi conosciuti nell'ambito della criminalità organizzata siciliana, si conoscerebbero da molti tempo "sebbene nell'ultimo periodo avessero interrotto i contatti telefonici". I due infatti avrebbero proseguito la loro comunicazione grazie a una rete di familiari che, di fatto, li teneva in contatto.

I pedinamenti e le immagini

Grazie alle informazioni avute per le indagini, è stato possibile individuare gli incontri perparatori all'omicidio: con le loro auto, infatti, avevano seguito la vittima più volte e fatto dei sopralluoghi attorno a casa sua.

Tutti indizi ricavati dall'osservazione delle immagini delle telecamere di sorveglianza poste nei dintorni.

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