Cronaca locale

"È un pakistano o cingalese". Caccia allo stupratore del treno

Dopo l'aggressione sessuale di una trentenne alla Bovisa a bordo di un regionale, l'inchiesta lampo della Polfer

"È un pakistano o cingalese". Caccia allo stupratore del treno

Pakistano o cingalese, la Polfer sa benissimo di chi si tratta e sta per catturarlo, questione al massimo di una settimana, probabilmente anche meno. E comunque c'è una foto, scattata con lo smartphone da un capotreno fuori servizio, che immortala l'uomo tra i 35 e i 40 anni che sabato sera ha aggredito e stava per violentare una passeggera italiana trentenne sul treno regionale numero 83 appena partito dalla stazione di Cadorna e diretto in provincia di Varese, a Laveno Mombello. Pochi minuti dopo la partenza del treno la donna era già arrivata a destinazione, alla Bovisa, così si è avvicinata all'uscita. Era sola sulla carrozza e distratta perché al telefono con un amico. Così non ha percepito, se non all'ultimo momento, la presenza di qualcuno alle sue spalle. Un uomo del quale il giorno dopo fornirà una descrizione accurata in sede di denuncia: un metro e 70, calvo, barba nera, evidenti tratti asiatici, indossava una tuta blu a strisce bianche e rosse, scarpe da ginnastica di colore chiaro. Un «identikit» che poi si scoprirà confortato addirittura dalla presenza di una fotografia.

L'uomo avvicina l'indice della mano destra alle labbra per intimarle il silenzio e poi inizia a palpeggiarla; la donna non si perde d'animo, non ammutolisce in preda al terrore, ma si divincola e inizia a urlare. Una reazione questa che ha avuto un duplice risultato: infastidire e mettere in allerta il suo aggressore e attirare l'attenzione di altri passeggeri di altre carrozze. Che, intuendo dalle grida della donna che stava accadendo qualcosa di drammatico, sono accorsi in suo aiuto, mentre lo stupratore scappa giù dal treno, alla fermata della Bovisa per appunto e si dilegua tra i binari.

Negli stessi attimi la trentenne intanto si ricompone e, seppure ancora in preda allo shock e allo sconforto, cerca il capotreno per segnalare quanto le è appena accaduto. È così che ne incontra uno libero dal servizio, un uomo che ascolta quella donna spaventata, la segue e fa in tempo a scorgere il suo aggressore mentre fugge, addirittura gli fa uno scatto con lo smartphone.

Episodi di questo tipo negli ultimi tempi purtroppo non costituiscono delle rarità. Il 2 giugno - a bordo di un treno partito da Verona e sul quale erano salite a Peschiera del Garda dirette a Milano - sei ragazze minorenni sono state accerchiate e palpeggiate da una trentina di ragazzi, quasi tutti nordafricani ma nati in Italia, quindi di seconda generazione. Le giovani avevano trascorso una giornata a Gardaland, mentre i ragazzi erano reduci da un raduno trap organizzato tramite Tik Tok proprio a Peschiera. Il giorno dopo l'aggressione in treno le minorenni vennero accompagnate dai genitori a presentare denuncia alla Polfer in stazione Centrale.

Lo stesso giorno un ivoriano di 24 anni aveva aggredito una coetanea italiana sul treno Milano-Pavia. Prima aveva tentato di abusare di lei, quindi l'aveva schiaffeggiata e le aveva rapinato la borsetta. Anche allora fu proprio la reazione della ragazza, che si mise a urlare, ad attirare l'attenzione degli altri passeggeri. L'africano venne bloccato infatti da due ragazzi della Sierra Leone e furono proprio loro a consegnarlo ai carabinieri della stazione di Locate Triulzi che poi lo arrestarono.

Ancora prima, il 3 dicembre, due ragazze erano state aggredite su un treno e in stazione a Venegono, in provincia di Varese. La polizia arrestò un italiano di 21 anni e un marrocchino 27enne

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