Cronaca locale

Prestanome e manager amici: così gli appalti finivano ai clan

Le cosche hanno lavorato su Tangenziale Est e Teem I pm: «Grave e pericolosa infiltrazione in vista di Expo»

Enrico Lagattolla

Prestanome, controlli evidentemente non molto efficaci e persino un generoso certificato antimafia dato alla ditta del boss. È davvero così facile per la malavita organizzata infiltrarsi nell'economia di una regione? Come è possibile che le cosche continuino a fare affari in Lombardia? La nuova ondata di arresti ordinata martedì dal gip Alfonsa Ferraro solleva dubbi sull'efficacia dei sistemi di prevenzione. Mentre un ruolo, come sempre nelle vicende di criminalità, lo gioca la politica. Anche nel caso di un piccolo consigliere comunale. L'importante è che sia l'uomo giusto al posto giusto.

E così è successo per un appalto della Tangenziale Est di Milano, quello relativo allo svincolo di Segrate. Nell'ordinanza di custodia cautelare con cui il gip ha mandato in carcere tredici tra parenti e sodali di Antonio e Fortunato Galati, solo poche righe sono dedicate al capitolo della tangenziale. Si legge che la Procura «ha riferito elementi indiziari riguardanti l'attività di Skavedil e, in particolare, l'acquisizione da parte di detta società di lavori nell'appalto per la costruzione della Tangenziale Est Milano. Le nuove emergenze probatorie confermano la riferibilità a Giuseppe Galati delle società ora formalmente detenute dai cognati, Mangialavori Gaetano e Montele Domenica, sorella della moglie dell'indagato». L'appalto viene vinto dalla Farina Guido srl, che passa il subappalto alla Skavedil. Nessuno si accorge che la ditta è in odore di mafia. Oppure, qualcuno chiude un occhio. L'ente gestore della tangenziale è la Milano-Serravalle spa. E nella Serravalle - dove si occupa di servizi acquisti e officina - lavora Luigi Addisi, l'ex consigliere comunale del Pd a Rho arrestato martedì dai carabinieri del Ros.

L'altro appalto nel mirino degli investigatori, invece, riguarda i lavori per il lotto C, parte Sud, della tratta Segrate-Melegnano della Teem, la Tangenziale est esterna di Milano. Ad aggiudicarsi l'appalto è la Grandedil srl di Nonantola, in provincia di Modena, la quale affida il subappalto alla Edilscavi di Bergamo, amministrata da una donna originaria di Vibo Valentia, ma di fatto in mano a Giuseppe Galati, nipote del boss Antonio Galati. Alla Teem le cosche sarebbero arrivate proprio grazie ai contatti con un manager della Grandedil. Ne parlano al telefono Giuseppe Galati e il cognato. «Ora questo io volevo dirti, ho parlato con Coppola là, con Grandedil, mi fa lavorare lui là... ora (parola incomprensibile) con l'altra società».

Insomma, Edilscavi e Skavedil erano due facce della stessa medaglia. Era attraverso queste due società, che si passano lavori e commesse, che Giuseppe Galati avrebbe messo le mani sui ricchi appalti della Lombardia e che - come hanno sottolineato i pubblici ministeri in un'integrazione alla richiesta di misura cautelare - è stata «documentalmente» accertata «una grave e pericolosa infiltrazione mafiosa nei cantieri» della Tangenziale Est esterna di Milano «in vista dell'Expo». Anche se per accorgersene sarebbe bastata una visura storica, aveva detto il procuratore aggiunto Ilda Boccasini subito dopo gli arresti. «Sarebbe stato sufficiente andare indietro di un giorno», aveva spiegato il magistrato. Così non è stato fatto. E il boss Galati continuava a comandare in Lombardia.

Anche da un carcere calabrese, dov'era detenuto.

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