Cronaca locale

Quelle ricette dei Futuristi che volevano abolire la pasta

In un volume raccolti 101 menu scritti da letterati e artisti del '900. Racconti culinari da Marinetti a Gadda

Quelle ricette dei Futuristi che volevano abolire la pasta

«Bada che se tu dormi non riesci a fare un antipasto impareggiabile: chi dorme, si sa ben non piglia pesci mentre nel caso nostro è indispensabile essere talmente sveglio, anzi sottile, da prendere perfin pesci in barile onde avere (pagandole salate) due aringhe al latte e non affumicate». Chissà che facce farebbero i barbuti giudici di Masterchef davanti alla ricetta dell'Antipasto folgorante, formula gastronomica redatta in versi dal poeta futurista Luciano Folgore. Scrittori e artisti del resto, anche quelli più avveduti in fatto di palato, hanno sempre goduto del fascino ludico della cucina senza prendersi troppo sul serio. Eppure i contributi letterari in tema di cucina riempiono gli annali e spesso fecero la fortuna e la leggenda di ristoranti e caffè; tra questi i milanesi Bagutta e Jamaica.

Un succoso estratto di questo antico viaggio sensoriale ce lo offre il professor Luca Clerici, docente di Letteratura italiana contemporanea all'Università Statale di Milano, che proprio oggi presenta alla nuova libreria Feltrinelli di viale Sabotino «Mangiarsi le parole» (Ed. Skira). Il volume raccoglie 101 ricette d'autore e racconti culinari dei più grandi intellettuali del Novecento, da Giuseppe Ungaretti a Filippo Tommaso Marinetti, da Umberto Eco a Edoardo De Filippo. Ricette serie o semiserie ma sempre replicabili, quelle raccolte da Clerici, che certo offrono uno spaccato inedito su una passione, quella per la buona tavola, che molto spesso viaggiava a doppio filo con le più grandi intuizioni letterarie e artistiche. Il Futurismo, ad esempio, non poteva mancare di riservare una più che degna posizione all'arte culinaria all'interno di un'idea di rinnovamento totale di ogni aspetto del vivere. Basti pensare che il suo padre nobile, Marinetti appunto, fu di buon grado partecipe del «Comitato di degustazione» della Cucina Italiana, prima rivista specializzata fondata il 15 dicembre 1929 dal giornalista e letterato Umberto Notari. La redazione, non casualmente, era situata in via Montenapoleone 45, nell'isolato accanto a quello del Bagutta, la trattoria toscana frequentata da artisti, letterati e giornalisti, come Riccardo Bacchelli. Il libro narra come doveroso antefatto la leggendaria cena dell'11 novembre 1926 che diede vita al Premio letterario, il cui regolamento venne scritto «sopra un pezzo di carta da droghiere, tra bicchieri pieni e mezzi vuoti...». Fu Orio Vergani, grande penna e amante della buona cucina, a proporre alla brigata di devolvere in un premio la «multa» che toccava a chi arrivava a cena in ritardo. I baguttiani vennero immortalati dall'implacabile ritrattista Masrio Vellani Marchi, e videro nel corso degli anni riempire le proprie fila da figure come Marinetti (appunto), Malaparte, Ungaretti, Piovene, De Chirico e tanti altri. Da Bacchelli a Gadda, da Monelli a Vergani: l'interesse per la cucina andava ben oltre la mera pulsione conviviale. A quella mensa culturale figuravano i grandi padri del giornalismo italiano come Ugo Ojetti e Luigi Barzini; quest'ultimo, racconta il biografo, «più volte parlò del desiderio di scrivere un libro sulla cucina, con speciale spazio su quella orvietana, ma la morte lo colse prima che potesse realizzare il suo progetto». Dei Futuristi, invece, non sempre si ricorda la stesura di un vero e proprio Manifesto sulla cucina vergato da Marinetti in persona e firmato anche dal poeta Fillia. In esso si predicava, in nome della plasticità e del dinamismo, l'abolizione della pastasciutta, della forchetta e del coltello, dei condimenti tradizionali, da sostituire con «bocconi simultaneisti e cangianti» possibilmente accostati a musiche, poesie e profumi. Ecco allora comparire, tra le ricette letterarie della Cucina Italiana, la sezione «Formulario Futurista per ristoranti e quisibeve» comprensivo di 89 portate. Tra queste spiccano il celebre Carneplastico e la Cotoletta tennis. Eccone la ricetta: «...A formare il manico della racchetta un'acciuga con sopra una striscia di banana, le palline avvolte in pasta di ricotta, uova, formaggio e noce moscata...

».

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