Cronaca locale

Sala "sbaglia" Matteo: l'esempio è Salvini e smonta il Pd di Renzi

Il sindaco attacca: "Candidati lasciati soli. È meglio sceglierli più forti senza primarie"

Sala "sbaglia" Matteo: l'esempio è Salvini e smonta il Pd di Renzi

«Non ho la tessera e non la prenderò finchè sarò sindaco» premette Beppe Sala all'apertura dell'Assemblea nazionale dei circoli dem ieri al teatro LinearCiak. In platea è seduto al fianco del segretario Matteo Renzi, che ha rinviato il suo unico intervento a oggi, per la chiusura della «leopoldina». E da osservatore (parzialmente) esterno Sala si toglie la giacca, sale sul palco e lancia un'infilata di stoccate - li definisce consigli - all'ex premier. Lo aveva detto il giorno dopo i ballottaggi e gli ripete vis à vis che non esistono letture diverse dei risultati, «non è un male dire che abbiamo subita una sconfitta, e anche dura. E con brutalità dico che non abbiamo messo a fuoco le questioni che toccano la pancia della gente: immigrazione, lavoro e sicurezza e se continuiamo così non è che portiamo a casa il risultato alle Politiche. Il partito deve cambiare alcune cose, la comunicazione e il messaggio. A volte vedo gli elettori di sinistra al bar fanno fatica a difendere il Pd». Torna a ripetere che i dirigenti Pd (leggi Renzi) hanno lasciato soli i candidati, «io ho girato diversi Comuni, non ho portato buono per carità, ma ho visto poca gente del partito, ovunque mi dicevano che c'era stato e sarebbe tornato Salvini». L'altro Matteo «devo ammetterlo, se l'è giocata. Ci vuole più cattiveria». E ammette che «non sempre si sono scelti i candidati più forti» da qui l'input a ripensare al metodo delle primarie, «bisogna mettere i nostri uomini in condizione di essere subito combattivi». Sala non lo dice ma pensa alle Regionali, ha già sposato l'autocandidatura del sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Anche se proprio l'ex manager è passato dalle primarie e assicura di avere avuto a fianco «una macchina infernale del Pd, 200-300 ragazzi che volantinavano, facevano chiamate». Fuori dal teatro invita Renzi a «dialogare con Pisapia» (che oggi lancia il progetto del Campo Progressista a Roma), anche se «il Pd deve fare in modo di essere il primo partito», allargando anche a un'alleanza con Romano Prodi («c'è poco fa fare»): Sul si toglie qualche sassolino sull'ex sindaco. In campagna «dichiaravo la discontinuità da Pisapia perchè sentivo tensione in città, c'era la richiesta di qualcosa di diverso», ricorda che alle primarie «si schierò con la sua vice Francesca Balzani e secondo me sbagliò» e proprio la Balzani «sparì subito dopo».

L'affondo continua sul tema della Città metropolitana a rischio default. «Non si può continuare a dire meno male che ci sono i sindaci» come ha fatto il ministro Martina nell'intervento che lo ha preceduto «e poi non appoggiarli fattivamente. Perchè non si ha la forza di risolvere il problema delle ex Province creato dai nostri governi?». E chiede a Roma «contributi ai Comuni che accolgono i migranti», è un tema su cui si perdono voti, e di «battagliare in Ue per ottenere l'Agenzia del farmaco a Milano anche per l'impegno italiano sui profughi». Assicura che darà il suo contributo da sindaco «anche se dovrò confrontarmi con il rinvio a giudizio» per l'inchiesta Expo, ma «se chiederete una mano a Sala, Sala ci sarà». Sulle critiche al partito incassa applausi.

E Renzi in prima fila non sorride.

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