Cronaca locale

Sant'Ambrogio e quel mistero del ritratto che stregò Petrarca

Il vero volto del vescovo non è nel quadro dell'aula comunale ma nel mosaico del V secolo che orna il sacello di san Vittore

Diana Alfieri

Appartenente a una ricca famiglia senatoriale romana di fede cristiana, Ambrogio nacque a Treviri nel 339, due anni dopo la morte di Costantino il Grande, ma visse e studiò a Roma dove non scelse la vita consacrata, ma preferì esercitare l'attività di avvocato, divenendo consigliere prefettizio a Sirmio, nell'attuale Serbia e poi governatore imperiale di Milano, allora capitale dell'impero romano. Fu così che il suo destino s'incrociò con la città che rimarrà per sempre legata al suo nome, come racconta Federico Rossi di Marignano nel suo volume «Vita di Ambrogio, Satiro e Marcellina» fresco di stampa e in vendita nelle librerie del centro di Milano, tra cui Ancora, Glossa, San Paolo.

Perché quando a 35 anni Ambrogio intervenne all'acceso confronto pubblico per l'elezione del nuovo vescovo riuscendo a placare gli animi dei presenti, un bimbo nascosto tra la folla proruppe nel grido «Ambrogio vescovo». Un'invocazione a cui si unirono tutti i milanesi. Lui tentò in ogni modo di rifiutare la carica, fuggì perfino da Milano per ben due volte ma alla fine, costretto dal popolo e dall'imperatore Valentiniano, dovette accettare e fu ordinato vescovo il 7 dicembre del 374.

Tre fratelli e tre santi. Dopo di allora il nome di Ambrogio è divenuto famoso nel mondo ma il suo vero volto, il suo carattere, le vicende della sua vita, sono per molti ancora sconosciuti. Tanto che si può dire che Ambrogio sia oggi un personaggio più famoso che conosciuto. Prima e dopo la sua elezione a vescovo di Milano, fu legatissimo alla sorella Marcellina e al fratello Satiro che condivisero con lui la fede cristiana e collaborarono alla sua missione di vescovo. Marcellina, maggiore di lui di 7 anni, gli fu «più cara della vita e degli occhi, come una madre». E con Satiro, maggiore di lui di un anno, Ambrogio ebbe «ogni cosa in comune». La bontà, l'umanità, la mitezza evangelica di Ambrogio e dei suoi fratelli emergono vivissime dalle vicende delle loro vite e dagli scritti appassionati che Ambrogio ci ha lasciato, ricordati in questi giorni da questa biografia fresca di stampa. Durante i 23 anni del suo ministero pastorale, Ambrogio ha conseguito risultati epocali che hanno determinato il corso della storia del mondo occidentale. Si deve a lui se la religione cristiana, già dichiarata libera dall'imperatore Galerio, è stata proclamata religione di Stato dall'imperatore Graziano e se, in materia di fede, a partire da Teodosio gli imperatori restarono sottoposti alla autorità dei vescovi fino ai tempi moderni. Nel campo religioso, contestando l'eresia ariana che negava la natura divina di Cristo, Ambrogio ha impedito che il cristianesimo si trasformasse da religione che era in una filosofia di vita come tante altre.

Il vero volto di Ambrogio. Perché, allora, Ambrogio è raffigurato nel gonfalone cinquecentesco del Comune di Milano e nel quadrone che troneggia nell'aula del Consiglio comunale nell'atto di brandire un flagello? Non è quello il vero volto di Ambrogio che non ha mai flagellato nessuno ma, al contrario, ha sempre difeso la religione cattolica dai pagani e degli ariani con la non violenza, la predicazione, gli scritti, i canti corali e la preghiera. Lo staffile è stato messo in mano ad Ambrogio del tutto arbitrariamente nel XII secolo. L'autore considera più adatta al gonfalone l'immagine più antica e realistica di Ambrogio, definita «somigliantissima» dal Petrarca, quella del mosaico del V secolo conservato nel Sacello di San Vittore in Ciel d'Oro, oggi visitabile dall'interno della basilica di Sant'Ambrogio. Secondo l'autore, si tratta dell'immagine che ricorda più fedelmente sia il vescovo di formazione «laica» (in abiti civili, come usavano i vescovi dei primi secoli dell'era cristiana) sia soprattutto il governatore dell'Italia settentrionale nel momento del massimo splendore politico e istituzionale di Milano, allora capitale dell'impero romano, posta al centro geografico e politico d'Europa.

Federico Rossi di Marignano, «Vita di Ambrogio, satiro e Marcellina», pag 332, euro 22.

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