Cronaca locale

Stop fanghi in agricoltura: "Smaltiremo solo i nostri"

In Regione si cambia sui reflui usati nei campi Via gli incentivi e arriva un logo "fanghi free"

Stop fanghi in agricoltura: "Smaltiremo solo i nostri"

Stop ai fanghi in agricoltura. Si cambia. La Lombardia è la regione italiana che ne smaltisce e ne importa di più, ma adesso, sullo smaltimento nei campi dei fanghi derivanti da depurazione, al Pirellone sta maturando un'autentica svolta. E dopo la sentenza del Tar che dà ragione ai sindaci che avevano impugnato una delibera regionale, questa nuova linea presto dovrebbe tradursi in provvedimenti concreti: la Lombardia varerà un logo «fanghi free» per contrassegnare l'agroalimentare che produce senza utilizzarli, inoltre non concederà più incentivi a chi li usa e dirà basta all'impiego di fanghi in arrivo da altre regioni, un po' come per le «ecoballe». È l'assessore all'Agricoltura, Fabio Rolfi, a delineare la svolta: «Non siamo la discarica d'Italia» spiega il leghista, che intende dare ascolto ai sindaci.

In Lombardia si smaltisce il 40% dei fanghi italiani. «La questione è molto dibattuta nel mondo agricolo e riguarda una buona parte del territorio regionale - spiega Rolfi - la provincia di Pavia, di Lodi, quella di Brescia, il sud Milano». «Ma - aggiunge - è anche questione di buon senso e precauzione, di sostenibilità e di immagine». « Parliamo - spiega ancora Rolfi - di 500mila tonnellate annue proprie e di 400mila tonnellate importate da altre regioni che hanno maglie più strette sullo smaltimento. In Lombardia, insomma si smaltisce una milionata di tonnellate di fanghi. Un carico impattante. Non sostenibile, nei numeri».

La questione, va detto, non riguarda i fanghi vegetali, ma quelli di uso civile. Per chi si oppone a uno spandimento massiccio, questi non hanno nulla in più rispetto al letame, che dal punto di vista quantitativo è più che sufficiente per concimare i nostri terreni. La pianura padana è restata fertile anche grazie al prodotto del settore zootecnico. E questo, fortunatamente, ha prevenuto l'inaridimento in corso altrove, a causa del massiccio impiego di fertilizzanti chimici. In alcuni Paesi europei lo spandimento dei reflui civili è stato fortemente limitato. La Lombardia stava andando in direzione opposta. Poi a luglio è arrivata la sentenza del Tar, che ha dato ragione ai sindaci. E il Pirellone ha impugnato la sentenza. Il ricorso era un atto dovuto, inoltre l'assessore all'Ambiente Raffaele Cattaneo aveva manifestato delle preoccupazioni sulla gestione delle acque per il blocco che si era determinato fra i gestori degli impianti di depurazione. Al Pirellone erano stati convocati i gestori degli impianti di incenerimento per procedere allo smaltimento di una quota dei fanghi bloccati. Poi il Consiglio regionale ha sollecitato l'emanazione di un decreto che stabilisca nuovi parametri.

Adesso, comunque, potrebbe arrivare la svolta. «La nostra idea - ha detto Rolfi - è incentivare, stimolare gli agricoltori che rinunciano a sfruttare questi fanghi, promuovendo un agricoltura più sostenibile». La Regione sta pensando anche un logo «fanghi free» per contrassegnare le aziende che non spandono fanghi e rassicurare il consumatore. E infine lo stop all'importazione: «Ogni regione smaltisca i suoi.

Non siamo la discarica d'Italia».

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