Cronaca locale

Il Tar chiede la perizia. Ma il Comune boccia i prof del Politecnico

S'accende la lite sul parcheggio di San Babila. "L'ateneo non può essere perito super partes"

Il Tar chiede la perizia. Ma il Comune boccia i prof del Politecnico

Sul Politecnico di Milano il sindaco Sala ha cambiato idea. Non è più, come affermava appena un mese fa all'inaugurazione dell'anno accademico, «un'eccellenza assoluta a livello internazionale in fatto di ricerca scientifica e innovazione, protagonista nella rigenerazione urbana di Milano, simbolo della migliore Italia, dell'Italia competitiva e all'avanguardia». Macchè. È un'istituzione partigiana, da guardare con sospetto e addirittura da «ricusare» davanti ai giudici. Questo è, nella mera sostanza, il contenuto dell'istanza appena presentata dal Comune ai giudici del Tar che nei giorni scorsi avevano (ingenuamente) nominato proprio il più antico ateneo milanese quale perito ideale per dirimere una rognosa quanto banale questione urbanistica: il progetto del parcheggio interrato di via Borgogna a San Babila. La nomina di un perito autorevole era stata vista dal Tar come la soluzione più ragionevole dopo la valanga di ricorsi contro il Comune e la «Expo Borgogna Parking» della ditta Claudio Salini, che hanno denunciato i rischi strutturali di quel progetto ai danni dei vecchi edifici di via Borgogna. Tali e tanti erano gli errori e le omissioni emerse in quel progetto (fu infatti bocciato dal Consiglio di Stato) da indurre uno dei ricorrenti a chiedere una perizia tecnica ad uno dei massimi esperti italiani in materia di ingegneria civile: il professor Gianpaolo Rosati, docente di Tecnica delle Costruzioni proprio al Politecnico.

Quella perizia approfondita e dettagliata (che il Giornale ha pubblicato nei giorni scorsi) metteva in luce un quadro ben più inquietante delle pur lecite preoccupazioni dei residenti, tra rischi di natura strutturale e ambientale. Ma proprio l'esistenza di questa perizia, anzichè allarmare come di dovere gli amministratori pubblici, ha spinto Palazzo Marino a presentare immediatamente istanza di revoca del Politecnico dal novero dei «verificatori». Nell'atto inviato dall'Avvocatura Comunale ai giudici del Tar si chiede infatti di «disporre la nomina di un nuovo verificatore (perito) esterno al Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano e, ove possibile, esterno al Politecnico stesso». Sembra incredibile, grottesco e sarebbe anche un po' ridicolo se non ci fosse di mezzo la sicurezza dei cittadini, ma è proprio così. L'ateneo considerati dai milanesi la massima eccellenza in materia e proprio per questo recentemente incaricato dal Comune del piano di fattibilità sulla riapertura dei Navigli, sul caso di via Borgogna diventa all'improvviso inattendibile, evidentemente corruttibile, un'oscura lobby pronta a falsificare gli atti per non dover smentire le analisi di un suo rispettato docente.

Gli avvocati di Palazzo Marino lo scrivono senza mezzi termini e senza vergogna. In riferimento alle «censure di carattere tecnico-strutturale supportate dalle perizie del professor Gianpaolo Rosati (...), i rapporti di colleganza tra il consulente tecnico di parte e il verificatore nominato paiono integrare gli estremi delle gravi ragioni di opportunità (...) per nominare altro verificatore, possibilmente in persona esterna al Politecnico di Milano».

Dichiarazioni pesanti come macigni, che certo gettano discredito sulla serietà, obbiettività e scientificità dell'Università milanese. Gli avvocati dei ricorrenti non credono ai propri occhi: «Siamo alla mortificazione del diritto - dice uno dei legali del Bryan&Barry Building - in questo atto c'è un insulto a una prestigiosa istituzione che oggi vanta quasi la metà di studenti e ricercatori stranieri, reti internazionali e un migliaio di accordi strategici di primo livello con le migliori istituzioni. Ma c'è anche un palese affronto alla decisione del Tar che ha individuato proprio nel Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico il soggetto più autorevole e super partes. E se buttiamo a mare il Politecnico di Milano chi dovrebbe rivestire questo ruolo? Qualche amico di Sala o della Ditta Salini? Ma siamo seri».

Qualsiasi cosa accadrà ancora, è ormai lapalissiano che a Palazzo Marino interessa una cosa sola: che quell'autosilo privato si realizzi, costi quel che costi.

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