Donald Trump

Trump: "Servono controlli sui migranti. Guardate i pasticci in Europa"

Un giudice blocca il bando ai sette Paesi islamici. E negli Usa infiammano le proteste anti Trump. Ma il presidente non si tira indietro: "Gli Stati Uniti hanno bisogno di confini forti e di rigidi controlli"

Trump: "Servono controlli sui migranti. Guardate i pasticci in Europa"

Donald Trump non arretra di un solo passo. Non solo difende la decisione di chiudere i confini ai cittadini provenienti da sette Paesi musulmani, ma mette anche in guardia gli americani da chi sta fomentando proteste in tutto il Paese. "Il nostro Paese - ha scritto su Twitter - ha bisogno di confini forti e di controlli estremi, adesso. Guardate quello che sta succedendo in tutta Europa e in tutto il mondo, un caos orribile".

Il divieto temporaneo d'ingresso negli Stati Uniti agli immigrati di sette Paesi a maggioranza musulmana ha sollevato proteste e indignazione in tutto il mondo Le misure approvate venerdì da Trump con lo scopo dichiarato di "proteggere il Paese dall'ingresso di terroristi stranieri" sono state immediatamente contestate da un gruppo di organizzazioni per i diritti, che le accusano di incostituzionalità. Contestazioni che hanno trovato sponda nel giudice federale di New York, Ann Donnelly, che ha emesso un'ordinanza di emergenza che temporaneamente impedisce agli Stati Uniti di espellere i rifugiati che provengono dai sette paesi a maggioranza islamica e impone di non rimandare nel proprio Paese le persone bloccate negli aeroporti degli Stati Uniti. Il giudice, però, non ha stabilito che queste stesse persone debbano essere ammesse negli Stati Uniti né ha emesso un verdetto sulla costituzionalità dell'ordine esecutivo del presidente. Il dipartimento dell'Homeland Security ha così fatto sapere che rispetterà tutte le ordinanze giudiziarie ma che il decreto esecutivo siglata da Trump resta in vigore.

Secondo l'ordine firmato venerdì, per novanta giorni sono sospesi la concessione dei visti e l'ingresso a tutti i cittadini di Iraq, Siria, Iran, Sudan, Libia, Somalia e Yemen sino a quando non saranno adottate nuove procedure di vigilanza. Mentre l'ingresso è vietato a tutti i rifugiati per centoventi giorni. Genitori che arrivavano negli Stati Uniti per riunirsi con le famiglie, studiosi impegnati nelle università americane, rifugiati in fuga dalla guerra, sono stati le prime persone colpite dal provvedimento. E subito si sono sollevate proteste nei principali aeroporti del Paese. Proteste fomentate, poi, dall'indignazione dei principali leader occidentali. "Il nostro Paese ha bisogno di confini forti e di rigidi controlli", ha risposto Trump difendendo il proprio provvedimento.

"Guardate cosa sta accadendo in tutta Europa, anzi nel mondo - ha concluso - un orribile pasticcio".

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