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Migranti, quel regalo alle Ong nell'accordo firmato a Malta

Ecco la sopresa che arriva da Malta per l'Italia: nel documento redatto oggi a margine del summit, una postilla sancisce che il meccanismo della redistribuzione vale solo per i migranti salvati dalle navi delle Ong o dalle navi militari

Migranti, quel regalo alle Ong nell'accordo firmato a Malta

Il bluff in terra maltese è servito. Già più volte, alla vigilia del vertice tenuto oggi a La Valletta, si sottolinea il rischio palese per l’Italia di tornare a mani vuote.

Un rischio divenuto concreto e reale dopo la pubblicazione dei cinque punti chiave discussi tra i ministri dell’interno di Malta, Italia, Germania, Francia e Finlandia (con Helsinki presente in qualità di presidente di turno dell’Ue). E questo nonostante l’ottimismo ostentato da parte del nostro titolare dell’interno, ossia Luciana Lamorgese, nonché dello stesso premier Giuseppe Conte che segue l’evolversi del summit da New York mentre partecipa all’assemblea Onu.

In primo luogo, per l’Italia la sconfitta di natura politica la si nota al terzo dei cinque punti che compongono il documento finale del vertice maltese, ossia quello che riguarda il meccanismo della rotazione dei porti di sbarco. Roma nei giorni scorsi insiste per una rotazione obbligatoria, invece l’accordo prevede una modalità valevole solo su base volontaria. Si tratta di un dettaglio destinato a non far cambiare l’attuale status quo.

Ma è soprattutto la postilla finale a questo accordo che suona di beffa per il nostro paese. Infatti, come si legge sul Corriere della Sera, i ministri dell’interno presenti al summit concordano per l’applicazione del principio di distribuzione “solo i migranti salvati da navi ong o militari”.

Considerando che in Italia, solo nel 2019, solo una piccola parte arriva tramite i mezzi delle Ong o a seguito del soccorso delle navi militari, il summit maltese rischia (come prevedibile) di non attuare alcun cambiamento alla situazione attuale.

Come descritto nei giorni scorsi ad esempio, in questo mese di settembre l’impennata degli sbarchi in territorio italiano si deve soprattutto agli approdi autonomi registrati a Lampedusa od in altre parti del sud Italia, a partire dalle coste crotonesi. Almeno l’80% dei nuovi arrivi si verifica grazie al fenomeno degli sbarchi fantasma. Su questi migranti non si andrebbero ad applicare i principi, già peraltro blandi, previsti dall’accordo stipulato nelle scorse ore a Malta.

La redistribuzione, in termini numerici, si applicherebbe soltanto a qualche gruppo arrivato tramite le navi delle Ong. Nel caso specifico di questo mese di settembre, i paesi Ue si farebbero carico solo delle persone a bordo della Ocean Viking o di altri piccoli gruppi messi in salvo dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza.

La famosa promessa francese e tedesca di prendersi carico di almeno il 25% dei migranti che arrivano in Italia, andrebbe ad essere applicata a quella minima percentuale di migranti che non approda in modo autonomo nel nostro paese.

Ma non solo: il principio secondo cui la redistribuzione varrebbe solo per chi viene salvato dalle navi Ong o dalle navi militari, sembra un enorme favore proprio alle organizzazioni non governative.

Iministri riuniti oggi a La Valletta, sembrano in questa maniera dare carta bianca alle varie Ong. Anche in questo caso, la promessa dei giorni precedenti non è affatto applicata o applicabile. Appena venerdì il ministro dell’interno tedesco ammonisce che “non è possibile trasformare le navi Ong in un servizio di pendolari tra Africa ed Italia”. La postilla a margine dell’accordo sottoscritto oggi, per il quale si esulta in Italia ed in Europa, va nella direzione esattamente opposta: le Ong avranno maggior interesse nel recuperare migranti a largo della Libia e non solo.

In attesa del vertice dei ministri dell’Ue dell’8 ottobre prossimo, fissato in Lussemburgo, l’eurobidone di cui parla nei giorni scorsi Fausto Biloslavo sembra pronto per essere lanciato in faccia all’Italia. O, per meglio dire, agli italiani.

Perché il governo Conte II, che ha tutto l’interesse a mostrare un’Europa collaborativa, sa già alla vigilia che il vertice di Malta è solo mero specchietto per le allodole.

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