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Il nutricidio di 'Ciccio': ecco l'ultimo (assurdo) giallo nel modenese

Il caso della nutria "Ciccio" è ancora aperto, e noi ci domandiamo se sia davvero il caso di scriverne oppure no

Il nutricidio di 'Ciccio': ecco l'ultimo (assurdo) giallo nel modenese

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Nell’anniversario dell’assassinio di Aldo Moro, mentre i vertici dello Stato depongono corone di fiori alla memoria in Via Caetani, a pochi passi alla storica sede del Partito comunista in Via delle Botteghe oscure, io leggo di nutrie. Uno, due, tre articoli con titoli da cronaca nera, e poi foto delle radiografie del roditore spirato, i post social dell'opinione pubblica che si divide, gli animalisti che gridano allo scandalo sulla scia del caso orsa JJ4 che è "innocente" e quindi già paragonata a Dreyfus. (Sebbene qui ci sia poco da scherzare, perché un morto c'è stato davvero).

Così leggo. Eccome. Mi immagino lettore di quotidiani per informazione e non mestiere. Mi rendo complice e mi appassiono al caso irrisolto della nutria “Ciccio”, freddata con due colpi di pistola in luglio, mentre si aggirava nel modenese. Due colpi di pistola per Ciccio la nutria. Un’esecuzione in piena regola, un fatto efferato ragion per cui il caso non va chiuso. Allora immagino la scientifica con le tute bianche e le mascherine che fa rilevazioni; e un ispettore ribelle, c'è sempre un ispettore ribelle alla Rocco Schiavone, che non da retta ai superiori, che osserva crucciato il bosco con le mani che affondano in un trench rigorosamente color glauco, la tendenza di questa primavera secondo gli armocromisti del potere. Con la sigaretta in bocca e un monito per i fotografi e la stampa, dice loro: “Ma quando avete trovato tutto questo tempo da perdere?”.

Poco defilato, poggiato a un pino, c’è anche un prete che non si fa mai gli affari suoi e si sente Hercule Poirot. Forse aveva legami con lo Ior, forse ha già un’idea dei mandanti del nutricidio di Ciccio: il Mossad? I servizi segreti francesi, i servizi deviati? Sapeva qualcosa dell’affaire Mattei? Era collegata alla sparizione di Mauro De Mauro che si dice avesse scoperto qualcosa sull'assassinio di Pasolini? Quando abbiamo trovato tutto questo tempo da perdere in Italia. Chissà quando, il momento preciso in cui qualcosa si è incrinato e tutto è scivolato verso il punto basso dal quale sto battendo anche io su questi tasti. Chissà. Intanto la Divisione investigazioni generali e operazioni speciali di Milano, più nota semplicemente con l'acronimo di Digos, avrà chiuso il suo fascicolo sulle rose distrutte dal cantante Blanco sul palco del festival di Sanremo? Chissà se qualcuno oggi ha posato una rosa dove hanno trovato morto il giovane giornalista Peppino Impastato, il 9 maggio di quarantacinque anni fa.

Mettendo da parte per un istante l'ironia, il cinismo, la delusione per i tempi e per la cattiveria degli uomini, che non sono né meglio né peggio delle bestie, per non rifilare al lettore l'ennesima frase fatta. Dovremmo dire in vero che il contribuente si augura sempre che lo Stato sia impegnato notte e giorno nel mantenimento dello status quo che garantisce prosperità e benessere nella placida garanzia delle pubblica sicurezza. Sperando, sempre, che ci sia una scala di priorità ben ponderata. Qualcosa che è ben diverso dal semplice benaltrismo col quale vengono bollati certi pensieri. In assenza di altre più impellenti e più gravose priorità, occuparsi dell'identificazione di uno squilibrato che gira armato e spara due colpi di pistola di ridotto calibro ad un animale indifeso com'è una povera nutria, può essere quindi concepibile. Del resto non si può oggettivamente dare torto a quanto affermano gli emissari dell'associazione animalista Lav: "Chiediamo al pubblico ministero di svolgere accurate indagini per identificare il colpevole di questa morte. Non è tollerabile che chi si macchia di maltrattamento o addirittura uccisione di un animale mite e inoffensivo come una nutria rimanga impunito". In un mondo privo di incombenze sarebbe più che giusto.

Se nel Modenese dunque, a Castelnuovo Rangone per essere precisi, non ci sono abbastanza investigazioni e casi irrisolti da consentire ulteriori indagini sul nutriticidio, ben venga. Vuol dire che è un habitat tranquillo, almeno per l’uomo. Perché complice del giornalismo in caduta libera sì, ma almeno con un poco di morale spicciola.

Perché del resto come sosteneva Indro Montanelli, noi cinici "siamo tutti moralisti, e spietati per giunta".

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