Politica estera

Il dossier Tunisia in agenda a Granada. Tre mosse per sbloccare lo stallo sui fondi

Servono il passo indietro della Germania e l'aiuto di Macron e dei Paesi dell'Est

Il dossier Tunisia in agenda a Granada. Tre mosse per sbloccare lo stallo sui fondi

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Giorgia Meloni arriva al Consiglio Europeo di domani a Granada con in testa due obbiettivi e tre numeri. Il primo obbiettivo è lo sblocco del Memorandum con la Tunisia firmato il 16 luglio dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Il secondo è lo svincolo dei 900 milioni di aiuti del Memorandum dal prestito da 1,9 miliardi di dollari previsto, ma non approvato dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi).

I tre numeri rappresentano invece tre indicatori fondamentali per capire la situazione sulle coste tunisine. Il primo riguarda i 442 tentativi di partenza sventati dalla Guardia Nazionale tunisina tra il 18 settembre e il 2 ottobre. Il secondo è relativo ai 8.712 clandestini bloccati nei 442 interventi. Ma il dato più rilevante è quello sui 4.378 migranti fermati in mare dalle motovedette che intercettano gli sciami di barchini in partenza da Sfax. Si tratta di dati rilevanti perché realizzati tra il 23 settembre e il 2 ottobre, ovvero in giorni in cui bel tempo e mare piatto favorivano le partenze. Le tre cifre dimostrano che - a fronte di «ordini adeguati» - la Guardia Nazionale Tunisina può e sa bloccare il traffico di uomini.
Il problema è, però, fino a quando continuerà a ricevere «ordini adeguati». Su questo Giorgia Meloni non può farsi molte illusioni. Lunedì il presidente tunisino Kais Saied ha liquidato come «elemosina» i 170 milioni di aiuti sbloccati fin qui da Bruxelles a fronte dei fondi da 255 e 900 milioni previsti dal Memorandum.

A breve insomma la Guardia Nazionale potrebbe tirare i remi in barca. Per evitarlo Saied non pretende solo lo sblocco del Memorandum, ma anche la cancellazione della clausola in base alla quale fondi europei verranno erogati solo se Tunisi raggiungerà un accordo con l`Fmi. La missione di Meloni a Granada è dunque tutt`altro che semplice. Il blocco del Memorandum, suggerito da una lettera del vice presidente della Commissione Josep Borrell, è stato attuato grazie alla mobilitazione della Germania e dei governi europei a trazione socialista. Per uscire da quell`accerchiamento la Meloni ha solo due strade. La prima è far affidamento su un possibile (ma non scontato) appoggio di una Francia che negli ultimi giorni si è dichiarata vicina all`Italia sul tema migranti. La seconda è far leva sui contrasti che agitano il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz e la ministra degli esteri verde Annalena Baerbock. Gli aiuti alle Ong italiane sbloccati dalla Baerbock sono, infatti, autentico fumo negli occhi per un Cancelliere socialdemocratico che sul tema migranti si gioca la sfida elettorale dell`8 ottobre in Assia e Baviera.

Un aiutino della Francia, un passo indietro di Scholz e uno avanti di quei paesi dell`est e nord Europa concordi nel puntare sul blocco delle partenze potrebbero diventare l`«assist» fondamentale per chiudere la partita.

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