Politica estera

Il ritorno di Trump: le eventuali conseguenze del "Piano per l'Ucraina"

Cosa accadrebbe se Trump tornasse alla Casa Bianca e il piano per l'Ucraina di The Donald diventasse realtà?

Il ritorno di Trump: le eventuali conseguenze del "Piano per l'Ucraina"

The Donald ha ogni tipo di soluzione in tasca, guerra in Ucraina compresa. Nulla che qualche solone occidentale non si era già sbilanciato a proporre: premere su Kiev affinché capitoli su Crimea e Donbass, dando sostanzialmente a Vladimir Putin ciò che desidera. Una notizia rimbalzata sui media via Washington Post, che a sua volta farebbe da eco alle boutade di Donald Trump circa la possibilità di fermare il conflitto in 24 ore. Il come, tuttavia, non era mai stato rivelato, ma la sostanza di questo piano sarebbe proprio quella portata alla luce dal Post.

Quale politica estera per Trump?

I What if sull'eventuale rielezione di Trump si sprecano e animano in queste settimane le segreterie di mezza Europa, anche in vista delle elezioni europee. Dalle urne del vecchio continente dovrà infatti venir fuori una maggioranza solida che possa reggere al peggior scenario americano: qualora, infatti, il tycoon dovesse tornare alla Casa Bianca, i rapporti con l'Europa e i Paesi Nato in generale muteranno bruscamente. Un'America nuovamente trumpiana è un'America isolazionista, meno disposta a fare da baby sitter all'Europa e spendere quattrini dei contribuenti americani per la sicurezza di quei "cattivi pagatori" dei Paesi Nato.

Sarà la politica estera americana, nella sua accezione più generale, a mutare pesantemente. Quella di Trump è una visione molto basica della politica estera statunitense: urlata, guascona, estremamente pragmatica ma allo stesso tempo ridotta all'osso. Trump è uomo da politica domestica e interesse nazionale. Era l'11 febbraio scorso quando "incoraggiava" Mosca a "fare quel diavolo che vuole" con i Paesi dell'Alleanza Atlantica che non pagano il loro obolo alla sicurezza comune. Quanto alla guerra in Ucraina, il tycoon è solito ripetere che il conflitto non ci sarebbe stato "se alla Casa Bianca ci fosse stato ancora lui". Per via della sua "intesa cordiale" con Putin? A causa di un maggiore "timore reverenziale" nei confronti degli Stati Uniti? Difficile sapere l'origine di questa convinzione personale. E a Mosca? Difficile capire chi il Cremlino preferisca alla Casa Bianca: se un uomo debole da sbeffeggiare, alzando sempre più l'asticella delle richieste; o un uomo assertivo, con il quale scendere allo stesso livello.

Cosa sappiamo di Trump in politica estera?

Della politica estera di Trump sappiamo solo ciò che ha mostrato nei quattro anni tormentati di presidenza, conditi da tanti slogan. Nel 2016 il magnate prometteva una politica tutta ripiegata sugli sforzi domestici per riportare l'America a un Eden perduto, e dunque a nuova prosperità. Argomentazioni a buon mercato in grado di convertire milioni di Americani al Maga. Ma ciò che la politica estera del tycoon non ha mai valutato, dati alla mano, è se gli Usa possano permettersi l'autarchia diplomatica ed economica. Non è, dunque, sufficiente, non aver scatenato guerre all'estero per considerare roseo un eventuale futuro con il suo ritorno al Pennsylvania Avenue. La guerra commerciale alla Cina, ad esempio, ha progressivamente esacerbato i toni con Pechino, invece di accogliere l'idea di una guida a due del Pianeta.

Questi precedenti non fanno presagire nulla di buono, a meno che la storia non possa smentirli. Se davvero le premesse di un piano Trump per l'Ucraina passeranno dalla cessione di porzioni del suo territorio, le conseguenze sarebbero molteplici. Innanzitutto questo scoprirebbe il nervo di ben due anni di denaro pubblico americano speso inutilmente per foraggiare una resistenza che non aveva ragion d'essere, visto l'incentivo alla capitolazione; quanto all'Europa, porrebbe gli alleati europei nella complessa situazione di dover scegliere tra la pace all'interno della Nato o la pace in Europa, indugiando sulla minaccia esistenziale che il conflitto ha portato con sè; last but not least, dare a Putin ciò che vuole costituirebbe un precedente molto pericoloso nei rapporti con la Russia ma anche in altre aree ad alta contesa. Quante "Crimee" finirebbero per essere aggredite?

Potrebbe funzionare?

Che esista già una "geopolitica da rielezione eventuale di Trump" lo dimostra il fatto che l'intera Europa si stia preparando al worst case scenario. L'indiscrezione del Financial Times del 3 aprile scorso aveva, infatti, rivelato le intenzioni dell'Alleanza Atlantica nel futuro prossimo. Ovvero del piano Nato per garantire un pacchetto di aiuti militari quinquennali pari a 100 miliardi di dollari, nel tentativo di proteggere l'Ucraina dagli effetti di una eventuale seconda presidenza Trump. Tutte conseguenze reali di una fosca previsione. Una prova di forza nell'Alleanza, che prende già in considerazione la rottura Europa-Stati Uniti, a quasi ottant'anni dalla Seconda Guerra Mondiale.

La domanda sorge spontanea: il piano di Trump potrebbe avere successo? Non è impossibile. Potrebbe accadere qualorae anche l'Europa cedesse, magari in uno scenario post-europee dominato dall'euroscetticismo e da derive anti-Kiev. Un risultato che permetterebbe a Trump di atteggiarsi a guisa di eroe negoziale, incontrando il favore del Cremlino. Un'ipotesi spaventosa, lasciata nelle mani di due Rambo sul ring.

Ma che come tale non sarà sufficiente a ricostruire la stabilità mondiale nel lungo periodo.

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