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Conte stoppa Salvini e lo sfida: "Candidati alle elezioni e vinci"

Il premier a leader leghista: "Se vuoi capitalizzare il consenso, chiedi le elezioni e vincile". Ma lo avverte: "Se sfidi l'Ue metti a rischio i risparmi degli italiani"

Conte stoppa Salvini e lo sfida: "Candidati alle elezioni e vinci"

Inizia la settimana decisiva per il futuro del governo pentastellato. Nei prossimi giorni capiremo, infatti, se i due alleati hanno ancora voglia e soprattutto spazio per andare avanti, se alla squadra serva un "ritocchino" e se nella trattativa con la Commissione europea si andrà allo scontro o meno. Tre scogli importanti che si legano a doppio nodo l'uno con l'altro. Tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, però, c'è il premier Giuseppe Conte, che sembra averne abbastanza del ruolo di "avvocato del popolo" che si è ritagliato nell'ultimo anno. Dopo le elezioni europeo, ha infatti iniziato a giocare un'altra partita che trova la facile sponda con il Quirinale e le cancellerie di Bruxelles. In questa partita l'ostacolo maggiore è la Lega, forte del consenso popolare incassato nelle ultime due settimane.

"Non vorrei che una Lega forte del risultato della consultazione europea si lasciasse prendere da prospettive di predominio, e assumesse via via atteggiamenti sempre più strumentali". In un lungo colloquio con Massimo Franco sul Corriere della Sera, Conte rompe gli argini e sfida apertamente Salvini. "La composizione del nostro Parlamento non è cambiata", mette in chiaro. "Se la Lega aspira a capitalizzare un consenso politico in un sistema fondato sulla democrazia parlamentare come il nostro, non può che passare da elezioni politiche - incalza - deve assumersi la responsabilità di chiedere nuove elezioni politiche e poi vincerle. Le elezioni europee - continua - hanno una logica e prospettive diverse". In chiaro il leader del Carroccio, così come Di Maio, continua ad assicurare che il suo obiettivo è la fine della legislatura e che un punto di incontro non solo è possibile ma non è nemmeno lontano. Ma molto dipende dalle prossime mosse del ministro dell'Economia Giovanni Tria che si è già dimostrato più vicino a Conte e al Quirinale che alle posizione dei due alleati gialloverdi.

L'iter della prossima manovra parte già con il gap di 23 miliardi da trovare per sterilizzare quelle clausole che farebbero aumentare l'Iva. A questo bisogna poi aggiungere gli obiettivi, le priorità e le richieste di ciascun leader. In campagna elettorale Salvini ha promesso che ridurrà la pressione fiscale con la flat tax al 15%. Una misura dai costi proibitivi, se associata al reddito di cittadinanza e a "quota 100", ma su cui il leghista non ha alcuna intenzione di arretrare di un millimetro. Di Maio, invece, punta tutto sul salario minimo orario. Un'altra norma dai costi non proprio contenuti. Il tutto mentre aleggia sull'Italia lo spettro della procedura di infrazione per debito eccessivo. Nel colloquio col Corriere della Sera di oggi, Conte invita Salvini a fare "attenzione a sfidare la Commissione europea". "Se (la procedura, ndr) viene aperta davvero, farà male all'Italia - lo avverte - ci assoggetterà a controlli e verifiche per anni. Con il risultato di compromettere la nostra sovranità in campo economico: una bella eterogenesi dei fini, per questo governo che è geloso custode dell'interesse nazionale - continua - senza considerare che potrebbero essere messi a rischio i risparmi degli italiani".

Domani si incontreranno i direttori del Tesoro dei Paesi europei mentre alla fine della settimana toccherà ai ministri dell'Economia. Si tratta di riunioni importanti che serviranno a guadagnare tempo e evitare che il Consiglio europeo, a cui la Commissione ha avanzato la proposta di procedura di infrazione, adotti l'iter "più rapido" che porterebbe a una decisione già nel prossimo mese di luglio. Salvini, però, non sembra propenso a seguire la strada del compromesso suggerita da Conte. La proposta dei minibot messa sul tavolo dal leghista Claudio Borghi dimostra che l'obiettivo è alzare i toni dello scontro. L'intento della misura è pagare i debiti contratti dalla pubblica amministrazione con imprese e famiglie, ma c'è chi ci vede il tentativo di creare le condizioni per uscire dall'euro. Da Palazzo Chigi fanno sapere che il problema non si pone perché questi buoni del Tesoro alternativi hanno "evidenti criticità tecniche" e, quindi, non possono essere presi in considerazione. Devo poter condurre insieme al ministro dell'Economia, Giovanni Tria, il negoziato senza distonie e cacofonie", mette in chiaro il premier. Che ancora una volta non si fa problemi a mettere sul tavolo le proprie dimissioni.

"Se Di Maio e Salvini non accetteranno un compromesso con l'Ue, rischiamo di andarcene tutti a casa - avverte - di certo me ne vado io".

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