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Adesso il sindaco incosciente tolga il disturbo

Come fa un sindaco a non sentire l'esigenza di togliere il disturbo allo scopo di agevolare nuove elezioni?

Adesso il sindaco incosciente tolga il disturbo

Mettiamo le mani avanti: non abbiamo nulla di personale contro il sindaco di Roma, Ignazio Marino, del quale segnaliamo una sorprendente presenza sui media. In pratica - se escludiamo gli ultimi giorni in cui si discute assai del referendum greco - si parla sulla stampa più di lui che di Tsipras, benché questi si dia da fare da mesi per non passare inosservato. Non nascondiamo di avere una certa ammirazione per il medico che si è buttato in politica con notevole coraggio, pur sapendo - presumo - che sia più allegra una corsia di malati terminali che non il Campidoglio.

Onore al merito. Anche perché Marino non solo ha accettato di gestire una città come Roma, ossia un bordello a cielo aperto, dove succede di tutto, specialmente nel peggio, ma, nonostante gli sviluppi di un'inchiesta che ha svelato le gesta di un verminaio mafioso, non demorde: rimane seduto al suo posto, avvitato alla poltrona, come se presiedesse il club della caccia. Egli ha dimostrato una resistenza alla fatica e agli insulti che non ha alcun precedente nel mondo occidentale. Accada quel che accada, il sindaco più contestato della storia capitolina non fa una piega; anzi, sorride beato, chissà perché.

Abbiamo il sospetto che Ignazio non si renda nemmeno conto della drammatica situazione romana (trasporti nel caos, ladri da ogni parte, cassonetti colmi di schifezze ostentati quasi che fossero arredi urbani progettati da archistar). Probabilmente non vede le numerose grane che dovrebbe affrontare e tentare di risolvere. Che sia miope? Può darsi. Oppure è talmente occupato a guardarsi allo specchio da non avere il tempo né le energie per dedicarsi all'amministrazione. Ma quella del suo narcisismo è solo un'ipotesi. Sta di fatto che quest'uomo è tenacemente impegnato a non muovere un dito, cosicché riesce ogni dì a far rimpiangere addirittura Gianni Alemanno, giudicato all'unanimità il peggior primo cittadino romano di tutti i tempi. Un'impresa memorabile. Giuro, non credevamo che Marino avesse gli attributi per compierla tanto brillantemente.

Ora però è necessario separare il grano dalla pula. Sul piano giudiziario il sindaco non va rimproverato di alcunché. La magistratura, pur avendo indagato a fondo (si spera), non ha trovato neanche una virgola storta da addebitargli. Diciamolo quindi con forza: Ignazio fino a prova contraria è una persona onesta e nessuno è autorizzato a dubitarne.

Il punto è un altro. Politicamente, egli è un disastro. E non ci riferiamo alle peripezie della sua Panda rossa, parcheggiata in ogni luogo contrassegnato dal divieto di sosta, e neppure alle sue spavalde scorribande in bicicletta che lo hanno reso abbastanza ridicolo. Figuriamoci. Queste sono sciocchezze sulle quali occorre sorvolare perché attengono allo stile, e se uno non ce l'ha non può essere linciato, al massimo spernacchiato. La questione seria è la seguente: come fa un sindaco, sotto i cui occhi sono avvenuti fatti di straordinaria criminalità, a non sentire l'esigenza - appunto politica - di togliere il disturbo allo scopo di agevolare nuove elezioni?

Ricollegandoci a quanto scritto sopra, abbiamo il sospetto che l'ex chirurgo sia sprovvisto di sensibilità istituzionale e non avverta la gravità della crisi che sconvolge il Comune di Roma. Noi viviamo a Milano e pensavamo che fosse una disgrazia avere un sindaco quale Giuliano Pisapia, ma davanti allo sfacelo romano - complice Marino - siamo obbligati a ritenerci baciati dalla fortuna.

Incredibile ma vero.

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