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Asse sulla manovra Meloni e Giorgetti fermano l'assalto alla "diligenza"

Premier in piena sintonia con il ministro dell'Economia: «Guardare al futuro Basta sprechi nei ministeri». Convocata la maggioranza per la prossima settimana

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Non sarà una finanziaria «lacrime e sangue», ma la bussola sarà puntata su un unico punto cardinale: il realismo. Il messaggio trasmesso da Giorgia Meloni ai suoi ministri da ben prima del Consiglio dei ministri di ieri non lascia spazio a equivoci o interpretazioni: «Non possiamo permetterci di pensare al presente, dobbiamo guardare anche al futuro». Da qui nasce il copyright della «manovra seria», creato da Giancarlo Giorgetti, ministro con il quale la presidente del Consiglio lavora bene e in piena armonia.

«Con il taglio del cuneo fiscale e le risorse che abbiamo scelto di destinare alla famiglia, a partire dall'aumento dell'assegno unico, abbiamo tracciato una direzione che ora dobbiamo consolidare e rafforzare» ha spiegato la premier. «La prossima legge di bilancio dovrà essere, come è stata quella dello scorso anno, seria, per supportare la crescita, aiutare le fasce più deboli, dare slancio a chi produce e mettere soldi in tasca a famiglie e imprese». Con una postilla: «Il Mef è al lavoro, ma decideremo insieme su cosa concentrare gli interventi, con rigore e attenzione all'equilibrio del bilancio dello Stato. Di certo non possiamo permetterci sprechi».

Se le risorse a disposizione sono poche, il governo dovrà fare di tutto per spenderle al meglio e tutti dovranno attestarsi sulla giusta frequenza. Giorgia Meloni convocherà la prossima settimana una riunione di maggioranza alla quale saranno presenti capigruppo e vicecapigruppo. L'intenzione è quella di replicare quanto fatto in Consiglio dei ministri, predisponendo il tavolo da gioco e indicando chiaramente le regole di ingaggio della manovra. La presidente del Consiglio dirà chiaramente che gli emendamenti dovranno essere pochi e chiaramente comprensibili e Camera e Senato dovranno fare uno sforzo reale per evitare il classico assalto alla diligenza.

La situazione d'altra parte è chiara: il Superbonus si è mangiato l'equivalente di cinque punti di Pil e ha fatto aumentare il fabbisogno. L'esecutivo, nelle intenzioni, vuole individuare poche priorità, con misure facilmente percepibili da parte dell'elettorato. L'ordine di scuderia è: «Tagliare sprechi e inefficienze. Se ci sono misure che non condividiamo politicamente, non vanno più finanziate». Una dichiarazione di intenti che Francesco Lollobrigida ha già fatto propria, come dichiarato ieri al Giornale: «Io ho già cancellato le spese inutili, quelle inserite da anni in bilancio stancamente, per routine, solo perché erano già finanziate». Il clima generale appare comunque di non belligeranza. Tutti sanno che la coperta è corta e bisognerà fare qualche sacrificio, rinunciando anche a qualche proposta gradita al proprio elettorato. «Porteremo avanti il cambiamento senza mettere a rischio i conti pubblici» dice il presidente dei senatori di Fratelli d'Italia, Lucio Malan (foto). «Il governo vuole confermare il taglio del cuneo fiscale e liberare risorse per altre misure, come i fondi per le politiche demografiche e la natalità. Tutti questi obiettivi verranno perseguiti con una manovra rigorosa, senza sprechi come in passato» aggiunge Marco Silvestroni, senatore meloniano. Forza Italia insiste sulle pensioni minime e fa capire che non rinuncerà alla sua battaglia, ma sa che fisiologicamente l'aumento potrebbe essere inferiore ai cento euro richiesti inizialmente. La Lega vuole incassare segnali sulle opere pubbliche e sul Ponte sullo Stretto, ma anche sull'autonomia differenziata. Queste le priorità.

Tutto il resto è negoziabile e può essere diluito nel tempo.

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