Politica

Astensionismo, Mattarella irritato incolpa i partiti

N o, non si vota più, a settant'anni dalla nascita della Repubblica un italiano su due ormai resta a casa. Sergio Mattarella è amareggiato, perché «senza partecipazione la democrazia è impoverita», ma anche molto duro con i partiti. L'astensionismo? Colpa vostra, dice, colpa delle liti, «delle divisioni esasperate» delle polemiche. Voi vi date battaglia, mentre i cittadini chiedono risposte e soluzioni ai problemi. Il Palazzo è distante, la delusione sta diventando «sfiducia» e può sfaldare la tenuta sociale. Tra un po' alle urne non ci andrà proprio più nessuno.

Dopo due anni di Quaresima imposta da Giorgio Napolitano, che vista la crisi aveva deciso di tagliare le spese, il nuovo capo dello Stato ripristina il ricevimento per il 2 giugno. Concerto, per pochi, nel Salone dei Corazzieri diretto da Riccardo Muti, cocktail per 1800 invitati nei giardini del Quirinale. Mancano però gli attori principali: Renzi, Berlusconi, Salvini, Grillo. Chiacchiere e tartine il giorno dopo le Regionali che hanno un po' spostato gli equilibri e che ora fanno dire al presidente che per uscire dalla difficoltà «servono più coesione e solidarietà». Soprattutto basta liti, la gente non capisce. «Le discussioni e la dialettica tra posizioni diverse sono preziose ma i conflitti esasperati provocano sfiducia e, insieme ad altre cause, allontanano dalla partecipazione, senza la quale la democrazia è impoverita».

Insomma, gli italiani vogliono che la politica smetta di guardarsi l'ombelico e cominci a parlare dei loro problemi quotidiani e di come superarli. L'economia, innanzitutto, il problema di arrivare alla fine del mese. «In questo 2 giugno - dice Mattarella - tra le difficoltà che permangono nella vita quotidiana, si vedono segnali di speranza, si inizia a intravedere l'uscita dalla crisi di questi anni». Però non basta. Una «risposta alle difficoltà è possibile, con successo», ma solo nell'unità. E il capo dello Stato cita alcuni esempi positivi che «le istituzioni» dovrebbero seguire. «I cittadini di Milano che hanno ripulito le strade devastate dai black bloc, i giovani della Liguria che hanno curato le ferite delle alluvioni».

Ma al dunque nemmeno una nuova solidarietà sarà sufficiente per risollevare il Paese. Per un vero salto di qualità serve che le pubbliche amministrazioni dimostrino «più efficienza, più razionalità e più trasparenza». È una questione anche di giustizia sociale. Maggiori sono «i disagi, le fragilità e le disuguaglianze, più incisiva e inclusiva deve essere la capacità di risposta» dello Stato. «Prevenire e sradicare - scrive il presidente in un messaggio ai prefetti - ogni fenomeno corruttivo e di inquinamento è una sfida ineludibile, in quanto sono in gioco non solo le prospettive di sviluppo sociale ed economico, ma gli stessi principi di uguaglianza e di legalità sui quali si fonda il sistema democratico».

E l'azione contro «i comportamenti illeciti e le infiltrazioni delinquenziali nella sfera pubblica» deve essere «tenace e inflessibile».

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