Cronaca nera

Le atrocità su Saman: "Fu prima strangolata e forse sepolta viva"

L'ipotesi dopo l'autopsia, che esclude il taglio alla gola. "Sul corpo nessuna traccia di sangue"

La casa dove viveva lo zio di Saman Abbas
La casa dove viveva lo zio di Saman Abbas

Strangolata e poi sepolta. Forse era ancora viva Saman Abbas quando è stata gettata nella fossa che per un anno e mezzo è stata la sua tomba. L'esame autoptico, eseguito nel laboratorio Labanof dell'Università di Milano, escluderebbe ogni altra ipotesi. Nessuna ferita di arma da taglio alla gola, in particolare, visto che sul corpo della 18enne, rimasto sotto tre metri di terra per ben 575 giorni, non c'è traccia di sangue. Uno scollamento dei tessuti all'altezza del collo, sulle prime, fa pensare a una lama che avrebbe reciso la carotide. «Un colpo del genere avrebbe provocato una fuoriuscita di sangue vivo - commentano gli esperti dell'Istituto di Medicina Legale - cosa che non è avvenuta in questo caso. Ferite irrorate di sangue non ce ne sono».

Saman è rimasta interrata per oltre 18 mesi, dal 30 aprile 2021, giorno della sua scomparsa, fino al 18 novembre scorso quando lo zio della ragazza, Danish Hasnain, in carcere assieme ai suoi due figli, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, confessa il delitto e indica il luogo dov'è stato occultato il cadavere. I tre, arrestati all'estero ed espatriati, saranno a processo per sequestro di persona, omicidio volontario premeditato in concorso e occultamento di cadavere il 10 febbraio mentre per il padre di Saman, Shabbar Abbas, arrestato in Pakistan, si attende l'estradizione.

Dei cinque indagati solo la madre, Nazia Shaheen, è ancora latitante in patria. Nonostante la confessione di zio e cugini, dal carcere pakistano il padre di Saman insiste: Mia figlia è viva. Eppure sul corpo della 18enne assassinata perché rifiutava nozze combinate, gli abiti sono gli stessi che compaiono su un video girato poco prima della morte. «Saman aveva addosso i jeans da lei sfilacciati sul ginocchio per essere alla moda e la felpa - spiega il legale di parte civile, Barbara Iannuccelli dell'associazione Penelope - I vestiti sembrano proprio quelli ripresi davanti casa. Addosso sono stati trovati anche una cavigliera e un braccialetto, di quelli portafortuna colorati e un paio di orecchini. E la folta chioma di capelli», come quelli della ragazzina pakistana che non voleva lasciare il suo fidanzato e obbedire a mamma e papà.

L'autopsia, durate sette ore, è stata eseguita venerdì nel laboratorio di anatomopatologia forense dai dottori Cristina Cattaneo e Dominic Salsarola, incaricati dalla Corte d'Assise di Reggio Emilia. Esame importante per capire le cause della morte e al tempo stesso incidente probatorio necessario per congelare prove irripetibili. Nonostante il tempo trascorso il cadavere, riesumato grazie alle indicazioni dello zio, è quasi intatto. «Integro ma saponificato - spiega ancora l'avvocato Iannuccelli - Per fortuna, però, i tessuti consentono degli accertamenti. Dall'analisi esterna del corpo sono emersi scollamenti e abrasioni che possono essere causati dall'effetto tappo, essendo stata sottoterra per un anno e mezzo. I tagli alla gola? È fuorviante definirli tali, tanto più ricondurli alla causa della morte. Nessuna certezza che quello visto possa essere un taglio. Potrebbe essere uno scollamento di tessuto post mortem».

Nei prossimi giorni sui resti della ragazza verranno svolti anche gli esami istologici per stabilire se la donna sia morta per asfissia da strangolamento, come ipotizzato dall'autopsia.

La prova regina che il cadavere sia quello di Saman, infine, verrà dalla comparazione del Dna con quello rilevato nel casolare degli Abbas a Novellara, nel Reggiano.

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