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Il centrodestra stoppa l'aumento delle tasse "La casa non si tocca". Il vertice con Draghi

Telefonata Berlusconi-Salvini per decidere la linea. Palazzo Chigi: "Nessuna stangata"

Il centrodestra stoppa l'aumento delle tasse "La casa non si tocca". Il vertice con Draghi

La bagarre notturna in Commissione, il tentativo del centrodestra di circoscrivere e sottoporre a un controllo ex post la delega da concedere al governo, il muro contro muro con il ministero dell'Economia, con la prospettiva di un vertice in cui i leader tornino a confrontarsi con Mario Draghi.

La riforma fiscale appare sempre più in salita. La scintilla che orienta il clima di giornata è lo scontro notturno in commissione Finanze della Camera tra il centrodestra nel suo complesso e gli altri gruppi della maggioranza. Mentre si stanno votando gli emendamenti alla delega fiscale i commessi sono costretti a intervenire per sedare un accenno di rissa, dopo la decisione del presidente Luigi Marattin di sospendere la seduta. I numeri per la maggioranza, sono più che in bilico, l'esecutivo rischia di scivolare. La sospensione dei lavori appare sospetta e così si scatena la protesta.

Il giorno dopo il clima è surriscaldato. «Introdurre il sistema duale nel regime fiscale italiano è un'ipotesi lunare. Porterebbe a una graduale cancellazione di tutti i regimi con aliquote flat e proporzionali per milioni di contribuenti. Una scelta tanto folle quanto demagogica che rimandiamo al mittente» attaccano i deputati della Lega Massimo Bitonci, capogruppo in commissione Bilancio, e Alberto Gusmeroli, vicepresidente della commissione Finanze. «In Commissione è stata scritta una brutta pagina della storia parlamentare» rincara la dose Sestino Giacomoni, protagonista della battaglia in Commissione Finanze fino a tarda notte. «Come diceva Milton Friedman al professor Antonio Martino: La mediazione si può fare sui dettagli, ma non sui principi e per noi di Forza Italia la casa è sacra, così come la difesa dei risparmi». Concorde sulla linea anche il capogruppo di Fratelli d'Italia Luca Ciriani. «Sulla delega fiscale bene la compattezza che il centrodestra ha dimostrato nel tentativo di frenare la manovra del governo, nascosta nel provvedimento, per aumentare le tasse a spese degli italiani. Infatti, tra riforma del catasto e marginalizzazione del Parlamento questa delega rischia di trasformarsi in un tritacarne nel quale finirà il risparmio e la proprietà degli italiani».

È la Lega, dopo un vertice di Matteo Salvini con i suoi dirigenti, ad annunciare che sarà necessario rivolgersi a Draghi, perché «sul fisco non possiamo cedere». L'obiettivo è «evitare aumenti di tasse su casa, affitti e risparmi». Saranno i leader a confrontarsi con il presidente del Consiglio. Una linea concordata in mattinata in una telefonata tra il leader della Lega e Silvio Berlusconi. E se necessario si farà appello anche a Sergio Mattarella. Al tavolo con il segretario, al meeting delle 12, ci sono Alberto Bagnai, responsabile economico del partito, Massimiliano Romeo, capogruppo a palazzo Madama, Alberto Gusmeroli, deputato della Commissione Finanze e Federico Freni, sottosegretario al Mef. Con loro collegati da remoto il ministro per lo Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, il capogruppo di Montecitorio, Riccardo Molinari e Massimo Bitonci. Tutti uniti sulla linea dura. Giorgia Meloni, a sua volta, lancia un monito sulla possibile questione di fiducia sul provvedimento. «Reputiamo gravissima l'ipotesi ventilata da Draghi di porre la fiducia su una legge delega, lo strumento attraverso il quale il Parlamento fissa principi e criteri direttivi entro i quali deve attenersi il Governo per legiferare». Il punto, spiega l'azzurro Alessandro Cattaneo, è che «dopo aver trovato a fine giugno un documento di sintesi si è andati avanti a colpi di forzature. La sinistra si illude che sulla questione del catasto alla fine ce ne faremo una ragione, prevale l'illusione di aver smarcato il tema, ma non è così. Dispiace che in Commissione si assista a spettacolo edificanti, ma la tensione emerge perché non si governa il processo decisionale.

Non siamo disposti ad accettare accordi al ribasso».

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