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Che dirà ora Travaglio della sua paladina Merkel?

Il giornalista aveva esaltato la scelta della cancelliera tedesca di aprire le frontiere

Che dirà ora Travaglio della sua paladina Merkel?

Visto che è di moda essere buoni e farlo sapere, desidero aiutare gratis Marco Travaglio a completare la sua collezione di scalpi del prossimo, immolati sul palcoscenico per la loro propensione alla leccaculaggine. Dovrebbe nel caso fare un esercizio complicato, ma salutare: esibire la sua di chioma. Slurp, arci-slurp!. Magari potrebbe anche dedicare un capitolo a se stesso e ai suoi prodi, nella edizione del volume omonimo («Slurp!», edizioni Chiarelettere).

Figuriamoci. Vorrei qui attribuire per distacco, al direttore de Il Fatto quotidiano , per l'occasione Die Tatsache Zeitung , il premio valletto dell'anno, o anche Trombettiere di Angela, o lucidatore di statue equestri nibelungiche. Basta leggere la leccata meravigliosa dedicata dal suo quotidiano all'eroina tedesca, tale Angela Merkel, allorché professò di voler accogliere tutti i profughi siriani: «Il diritto di asilo non ha limiti». Non si avverte nel quotidiano diretto dal severo censore dei vizi altrui, il minimo dubbio sulla possibilità che l'adorata avrebbe potuto fallire nel suo vasto scopo, e si percepisce, nell'articolo di cui con tremore trascrivo l'incipit, un'aurea mistica. Scolpì infatti Leonardo Coen, giusto una settimana fa, sul giornale specialista nel dare del leccaculo agli altri, queste parole: Deutschland über alles! Poche storie. Con la spettacolare mossa delle frontiere aperte – un'apertura degna di una mirabile partita a scacchi del grandissimo Kasparov – la Germania ha cancellato il volto arcigno della teutonica potenza che ha annichilito ed umiliato la Grecia squattrinata di Tsipras e dell'irresponsabile Varoufakis. Eccoci alla citazione di divinità mitologiche: «L'immagine della crudele ed insensibile intransigenza finanziaria di Berlino è stata prontamente rimossa dalla nemesi etica e morale di Angela Merkel che ha rilanciato la leadership tedesca in Europa sul fronte della democrazia civile e sui valori fondanti della libertà, della solidarietà, dell'eguaglianza. Valori indiscutibili. Difesi ad oltranza».

La nemesi. Manca la «divina Eupalla», poi sembra l'elogio di Gianni Brera a Rombodituono Gigirriva. Mica è finita, la lingua è abrasa, ma insiste sul pezzo: «La scelta di Sophie, pardòn, di Angela Merkel, è inequivocabile: no alla paura, no ai muri, ai fili spinati, agli eserciti che respingono, ai poliziotti che marchiano; sì ad una società aperta, cosmopolita, dinamica. La Germania, dunque, come “rifugio”. Insomma, quella della Germania che apre le frontiere (come l'Austria), soprattutto il modo dell'accoglienza – doni, Inno alla Gioia, applausi – diventa una “lezione” non solo politica a tutto il resto dell'Europa: “Il diritto d'asilo non ha limiti per ciò che riguarda il numero dei richiedenti”».

Doni, Inno alla gioia, applausi. Questa è roba fina, un poema grandioso e lirico che fa obnubilare i versi corruschi che Von Kleist dedicò a Pentesilea, Regina delle Amazzoni.

E bravo Von Travaglio. Non è che si chiama Marco per rievocare la gloriosa moneta?

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