Sabrina CottoneMilano Trecentocinquanta euro al mese per chi ospita un profugo che ha richiesto asilo, quattrocento euro se si vuole e si può ospitare più di una persona. «Milano capitale dell'accoglienza» dice Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali della giunta Pisapia. «Vergogna, è razzismo nei confronti degli italiani in difficoltà» replica il segretario della Lega, Matteo Salvini. «Famiglie senza aiuti» protesta l'azzurro Luca Squeri. E Giorgia Meloni, Fratelli d'Italia, si dice pronta «a denunciare in tribunale» la giunta. La polemica è violenta sul bando del Comune che rilancia gli stanziamenti del ministero dell'Interno per il programma Sprar (il Sistema di protezione dei rifugiati e richiedenti asilo). La pietra dello scandalo è la scelta di accogliere i rifugiati in famiglia invece che in centri e alberghi, concedendo un rimborso spese a coloro che sono disponibili a offrire una camera, servizi igienici e un luogo per custodire gli effetti personali. Le famiglie che partecipano al bando dovranno seguire un corso di formazione di due giorni e sottoporsi a un colloquio con uno psicologo. Se tutto va bene, ospiteranno i rifugiati.Ma se il Comune di Milano rivendica di aver dato aiuto e assistenza a 87mila persone, in tutta Italia i richiedenti asilo sono circa 70mila. Vale così la pena però di ricordare la differenza tra migranti e profughi: i primi arrivano per ragioni economiche, i secondi sono in fuga da guerre e persecuzioni e l'obbligo d'accoglienza discende da accordi internazionali a partire dalla Convenzione di Ginevra, oltre che dalla Costituzione.
Ma il problema nasce proprio dalla confusione tra migranti e rifugiati.
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