Politica

Conti, la manovra non c'è

L'agenzia boccia l'esecutivo: politica debole e debito fuori controllo. Provvedimento ancora fermo al Colle

Conti, la manovra non c'è

L'agenzia internazionale Fitch ha abbassato il rating dell'Italia da «BBB+» a «BBB». La stima degli esperti è che il rapporto deficit/Pil scenderà all'1,7% nel 2018, «meno dell'obiettivo dell'1,2% indicato nel Def» perché «l'esecutivo cerca di limitare il risanamento del bilancio in vista delle elezioni». Insomma, il debito non scende, e a causa del «persistente peggioramento fiscale» e della «debole crescita» siamo «esposti ai potenziali shock avversi». Uno scenario «aggravato da un aumento del rischio politico» e dalla crescente influenza «di partiti populisti ed euroscettici» e «dalla debolezza continua del settore bancario che potrebbe richiedere altri interventi pubblici dopo quello previsto in tre banche a partire da dicembre».

Una bocciatura senza appello per il governo, dilaniato dallo scontro interno sulla manovra, che ancora fino a ieri sera non era conosciuta nella versione ufficiale. Ferma al Quirinale per il secondo giorno consecutivo. Il fronte anti tasse, soprattutto i renziani della maggioranza, non è riuscito a fare modificare una parte del capitolo più importante della manovrina, lo split payment per i liberi professionisti: una stangata che sottrarrà liquidità a commercialisti, avvocati, ingegneri. In sintesi, le partite Iva non saranno più escluse dal pagamento anticipato dell'imposta sul valore aggiunto quando il cliente è la pubblica amministrazione e ora anche le partecipate e le società quotate. A vuoto le pressioni di questi giorni. Nel senso che vale circa due miliardi su una correzione da 3,4 miliardi.

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha spiegato il ritardo nel presentare il provvedimento, ufficialmente votato l'11 aprile. «I ritardi sono dovuti alla necessità di limare il testo data la complessità del provvedimento», ha spiegato parlando nel corso dei lavori primaverili del Fondo monetario internazionale a Washington. Padoan ha riconosciuto che il provvedimento che in teoria sarebbe dovuto servire solo a rientrare del deficit non concesso dalla Commissione europea «è quasi una Finanziaria, che si impernia su quattro punti: aggiustamento, finanza per la crescita, risorse per enti locali e sisma».

Gli articoli sono 68, ma la complessità alla quale fa riferimento il ministro non è tecnica. Il provvedimento si è incagliato su due scogli. Il passaggio al Quirinale non è stato indolore e il decreto è restato due giorni all'esame del presidente Sergio Mattarella. Prima c'è stato il vaglio politico dei ministri renziani, che hanno controllato il merito, attenti alla presenza di eventuali trappole, come la riforma del catasto, che poi è finita nel Piano nazionale delle riforme allegato al Def. Quindi rinviato. Poi gli aumenti delle accise, che ci saranno ma limitati al tabacco. Confermata la rottamazione delle liti pendenti con il fisco, che prenderà il posto della rottamazione delle cartelle, scaduta ieri. Permetterà di chiudere le controversie senza penali, con pagamenti in tre rate se l'importo sarà superiore a 2.000 euro. La scadenza prevista è il 30 settembre. Tra le conferme, la misura per lo stadio della Roma, che prevede la possibilità di costruire aree commerciali e abitative nelle strutture sportive. Rispetto alle prime versioni, è spuntata un maggior ruolo dei Comuni. Nel caso specifico, non è stata penalizzata la sindaca di Roma Virginia Raggi. Confermata la norma sugli affitti stagionali. E le misure per la crescita. Che potranno fare poco. Lo stesso Padoan ieri ha riconosciuto che serve «pazienza» sulla crescita perché «serve qualche anno» prima di vedere gli effetti delle riforme strutturali. «Non stiamo ancora vedendo i benefici delle riforme se si guarda ai dati macroeconomici come il Pil», ha detto parlando a un evento organizzato dall'Ocse a Washington e intitolato «Finanziare le Pmi e gli imprenditori». Il governo ha previsto un Pila +1% nel 2018, in linea con Fitch che ha mantenuto l'outlook stabile.

Una stima poco incoraggiante, ma che per gli osservatori come il centro studi Confindustria potrebbe essere troppo ottimistica.

Commenti