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Crolla l'affluenza alle urne. E il Sud volta le spalle al M5s

Il dato nazionale alle 23 si attesta al 40%, nel 2016 era al 57%. Appena al 25 la Sicilia, feudo del reddito grillino

Crolla l'affluenza alle urne. E il Sud volta le spalle al M5s

Una sezione elettorale a Genova chiusa per oltre un'ora dopo che si è saputo che il presidente di seggio era stato ricoverato nella notte per sospetta infezione da Covid. Isolati e rimpiazzati i sei scrutatori che avevano allestito con lui la sezione sabato e doppia sanificazione degli spazi. A Calendasco, comune del piacentino, voto sospeso e un seggio spostato perchè uno scrutatore che si era sottoposto al tampone venerdì scorso è risultato positivo. Caso simile a Samarate, in provincia di Varese, questa volta una scrutatrice ha avvisato all'alba che era positivo il padre. Prima (si spera unica) elezione ai tempi del virus. Una giornata dominata dalle precauzioni - a Padova 1.300 scrutatori sono stati sottoposti prima al test (solo due positivi) - e dai timori che probabilmente hanno inciso sulla partecipazione. Ieri alle 23 l'affluenza per il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari era ancora ferma sotto il 40 per cento,. Al Referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, quello che portò alle dimissioni del premier Matteo Renzi, si registrò un'affluenza altissima: 68,48. Allora si votò in un giorno e invece oggi c'è ancora tempo dalle 7 alle 15, ma la distanza è netta. Si vota anche in 957 Comuni e sette Regioni (Toscana, Veneto, Puglia, Liguria, Campania, Valle d'Aosta e Marche) e qui i dati sono leggermente più alti. In Toscana, la sfida clou per Matteo Salvini, dove la leghista Susanna Ceccardi tallona il candidato governatore del centrosinistra Eugenio Giani, si è recato alle urne quasi il 40 per cento degli aventi diritto, in Veneto dove si prevede quasi un plebiscito per Luca Zaia, il 46 per cento ha votato per la Regione ma il 50 per il referendum. In fondo alla classifica Sardegna 22,68 e Sicilia 25,40. Tutto il sud, bacino elettorale dei 5 Stelle, è sotto la media. In Puglia vota alle regionali il 39,68 in Campania il 37,67. E nel Lazio di Virginia Raggi e Nicola Zingaretti solo il 32,24 al referendum.

Tiepide anche le grandi città dove si vota solo per il referendum. A Milano sabato pomeriggio il Comune ha dovuto pubblicare un appello sui social per riuscire a comporre in extremis i seggi vacanti dopo la rinuncia di un centinaio di scrutatori. «Credo sia l'effetto del timore relativo al Covid. Per fortuna Milano ha risposto - ha ammesso ieri il sindaco Beppe Sala -. Se tanto mi dà tanto, è possibile che ci siano effetti anche sull'affluenza. Obiettivamente i cittadini hanno ancora timori dei luoghi chiusi, tireremo i conti a fine giornata». Il dato alle 23 di ieri è fermo al 39,90%, e come a Roma e Torino, l'affluenza nei centri storici è in linea o inferiore al dato cittadino, non si registra una discrepanza tra centro e periferia. A Torino l'affluenza arriva 39,83, a Roma si ferma al 33,1. Trainate dalle regionali Firenze 51,63, Venezia 49,71 mentre Napoli si ferma al 41,86. Ha già il sindaco Valleva nel bergamasco dove l'unica lista ha raggiunto il quorum.

Mascherina obbligatoria, dispenser all'ingresso delle sedi e flaconi di gel sui banchi di scrutatori e presidenti - che da Milano a Roma non hanno ben chiaro se le matite copiative vadano disinfettate ogni volta, e tralasciano abbondantemente il riconoscimento facciale degli elettori -, molti indossano anche con i guanti, la prudenza non è mai troppa. A Roma il deputato di Italia Viva Michele Anzaldi imputa al sindaco Virginia Raggi gli «ennesimi disservizi» a danno degli elettori, «manca completamente un'informazione chiara su dove e come richiedere una nuova scheda elettorale, per chi ne ha necessità. Dal sito non è chiaro dove si debba andare, in quali orari, se bisogna prenotarsi, attese infinite al call center».

I Radicali accusano invece il governo. «Su oltre 36mila cittadini in isolamento causa Covid solo 1.820 hanno richiesto di poter esercitare il diritto attraverso il voto domiciliare. Poca informazione e onere a carico degli elettori, già provati dalla quarantena, non hanno creato fiducia». Voto a domicilio nella villa di Arcore per il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e a casa per il candidato governatore del Pd in Veneto Arturo Lorenzoni che era risultato positivo. Per il sondaggista di Emg Acqua Fabrizio Masia sul Riformista un'affluenza bassa al Referendum «potrebbe favorire il No». Il voto anti governo.

E Pd-M5s non possono accontentarsi di una vittoria risicata.

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