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Domani il vertice ristretto presieduto dall'Italia

Milano al centro delle trattative sulla crisi ucraina, dove si continua a sparare nonostante la tregua. A margine dell'incontro eurasiatico c'è grande attesa per il faccia a faccia fra il presidente russo Vladimir Putin ed il suo omologo di Kiev, Petro Poroshenko. Domani mattina si terrà un vertice con i diretti interessati del conflitto nel cuore del vecchio continente oltre ai leader di Germania, Francia, Inghilterra ed Ue organizzato dal premier Matteo Renzi. Putin non mancherà di contestare le sanzioni europee contro Mosca. Non solo: l'Italia propone l'esempio dell'Alto Adige per il futuro del Donbass, la regione filo russa dell'Ucraina orientale, che ha imbracciato le armi contro Kiev.

Poroshenko e Putin si sono parlati nella notte di martedì al telefono dandosi appuntamento a Milano questa sera alle 22. Uno dei temi principali in agenda è il braccio di ferro sulle forniture di gas russo all'Ucraina. Gazprom, che ha chiuso i rubinetti a giugno esige il pagamento dei debiti pregressi ed una tariffa non agevolata. Poroshenko in vista dell'inverno si appoggia sul gas russo rivenduto da altri paesi europei e sulle riserve. Il problema ci riguarda da vicino tenendo conto che circa metà delle forniture di Mosca per l'Europa occidentale passa dall'Ucraina.

Nella regione contesa del Dombass la tregua regge solo sulla carta. Quasi ogni giorno si spara e talvolta tuona l'artiglieria. Poroshenko si presenta a Milano con una legge nel cassetto, ancora da firmare, su uno status di ampia autonomia per la regione filo russa ed elezioni locali per il 7 dicembre. Il problema è che il 26 ottobre si terrà il voto per il Parlamento di Kiev e gli ultra nazionalisti sognano di vincere. In tutta risposta i separatisti in armi del Donbass vorrebbero andare alle urne i primi di novembre per le presidenziali della Novorossya, antica regione zarista, decretando di fatto la secessione.

Putin porta in dote a Milano il ruolo di garante di una possibile pace effettiva, come ha spiegato ieri il capo dell'amministrazione presidenziale Serghei Ivanov. Se così fosse dovrebbe convincere i filo russi del Donbass a rimandare le presidenziali e accettare il voto locale che Kiev sarebbe pronta a concedere. Il secondo passo, per Mosca, è un'Ucraina federale, come ha spiegato ieri il premier russo Dmitri Medvedev. Difficile da digerire per Poroshenko pressato dagli ultra nazionalisti. Per questo sta circolando l'esempio dell'Alto Adige, che lo stesso presidente Giorgio Napolitano potrebbe caldeggiare nella cena con Putin di questa sera.

A Milano il capo dello Stato ucraino tirerà fuori il suo cavallo di battaglia del controllo congiunto della frontiera con la Russia e l'ampliamento della missione dell'Osce a 1.500 osservatori. Il Cremlino, alla vigilia del vertice, ha fatto ritirare gran parte delle truppe supplementari russe sul confine ucraino. Fra i due litiganti la Germania gioca un ruolo chiave.

Non a caso il primo bilaterale di Putin è fissato per oggi con la cancelliera tedesca Angela Merkel.

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