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Il marito della sardina si dissocia da Hamas. Ecco i post che lo smentiscono

Quando Hijazi scriveva: "Hamas ci aiuta in tutto, non solo combatte ma aiuta molto sul sociale, noi siamo contenti di avere Hamas in Palestina". E la moglie: "... quel mostro chiamato Israele"

Il marito della sardina si dissocia da Hamas. Ecco i post che lo smentiscono

Il caso riguardante i post a favore di Hamas pubblicati da Suleiman Hijazi, marito della "sardina" col velo (Nibras Asfa) che aveva insultato Salvini e gli elettori leghisti dal palco di piazza san Giovanni a Roma, continua a far discutere. Sono infatti emersi altri post, pubblicati da Hijazi, ma è bene procedere con ordine.

In un primo pezzo del Giornale.it, pubblicato lo scorso 15 dicembre, era emerso un post nel quale Hijazi faceva riferimento a Hamas come "movimento di resistenza", nonostante che il gruppo sia inserito nella black list delle organizzazioni terroristiche da Stati Uniti, Canada, Israele ed Unione Europea (con tanto di conferma del Tribunale europeo lo scorso marzo). In un successivo pezzo, sempre del Giornale, venivano esposti numerosi post pubblicati sul profilo di Hijazi (reperibili qui), inneggianti a Hamas, con tanto di immagini di uomini armati e incappucciati e commenti più che eloquenti:" Il braccio armato di Hamas (alqassam) ha convocato tutti i movimenti della resistenza per decidere su come reagire a queste violazioni della tregua. Oggi Israele ha ammazzato un combattente a Khan Younes e la resistenza ha ferito un soldato gravemente, dimostrando che sono sempre pronti a qualsiasi violazione della tregua. Sempre più orgoglioso di mio popolo e la resistenza".

E ancora: "Rapiti perché ebrei. Eh no. Premesso che è squallido confondere deliberatamente e per l'ennesima volta Ebraismo e Sionismo-due concetti molto diversi- Quei ragazzi erano coloni. Coloni. Premesso che ancora non è dato sapere chi li abbia rapiti, i tre erano certamente consapevoli (no doubt, ma l'arroganza e l'onnipotenza ti porta a fare quello che vuoi) che camminando in Territori palestinesi stavano infrangendo l'articolo 49.6 della quarta convenzione di Ginevra, oltre a una serie di risoluzioni di diritto internazionale". Ciò in riferimento a tre ragazzini israeliani di 16 anni sequestrati e uccisi nel 2014 da terroristi palestinesi.

Del resto anche la moglie, NIbras, aveva espresso la propria visione il 14 maggio 2018:" il sionismo è la più spietata forma di colonialismo attualmente attivo, perfido e radicato in quanto ammantato di un misto di mitologia, di religione e di una montagna di menzogne e propaganda. Gli ebrei credenti aborriscono il sionismo e con lui quel mostro chiamato Israele".

IlGiornale.it aveva poi pubblicato già nel pezzo del 15 dicembre la replica di Hijazi nella quale affermava di aver ricevuto insulti, provocazioni e accuse di ogni genere, aggiungendo di non sostenere Hamas; qui la dichiarazione completa: "È da ieri pomeriggio che io e mia moglie riceviamo provocazioni e insulti di tutti i colori, tante accuse, a cui sono anche abituato, ma questa volta hanno esagerato. Sono stato accusato di appartenere a Hamas e di sostenere il terrorismo islamico. Io sono di Hebron, una città che ha visto il peggio dell'occupazione israeliana, io non faccio altro che informazione su quello che vive il mio popolo e che viene spesso oscurato dai media, e di questo vado orgoglioso e continuerò a farlo senza timore. Però ciò non significa che faccio parte di un partito politico né sostenitore di Hamas, perché credo fortemente che chi fa informazione debba essere imparziale e oggettivo".

Insomma, Hijazi afferma di non sostenere Hamas e chiede imparzialità. A questo punto è però lecito chiedersi non soltanto perchè nel maggio 2017 pubblicava la nuova Carta di Hamas, ma anche la seguente dichiarazione: "chi è solo palestinese può sapere cosa fa Hamas per noi, Hamas ci aiuta in tutto, non solo combatte ma aiuta molto sul sociale, noi siamo contenti di avere Hamas in Palestina".

Un'affermazione che va ad aggiungersi ai numerosi post già esposti nel precedente pezzo, alle immagini raffiguranti uomini armati, leader di Hamas come Khaled Meshal, sheikh Yasin, nonchè riferimenti a Hamas stessa come "movimento di resistenza che combatte in Palestina", tutto pubblicato sul profilo Facebook di Hijazi; profilo che se prima dell'uscita degli articoli risultava aperto e consultabile, ora è stato impostato con modalità di privacy che ne impediscono la visione del contenuto.

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