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Ma in Europa i sovranisti resteranno minoranza

Secondo i sondaggi non supereranno i 130 deputati: troppo pochi per diventare determinanti

Ma in Europa i sovranisti resteranno minoranza

Dal palco di Milano Geert Wilders del Partito per la Libertà olandese invoca «più Salvini» per dire «basta all'Europa», «all'Islam» e ai «barconi degli immigrati illegali». Marine Le Pen tuona, invece, contro i «nefasti venti della globalizzazione che provocano solo schiavi e disoccupati». Il portavoce federale della tedesca Afd, Jeorg Meuthen, promette di «sbattere fuori dall'Europarlamento i tecnocrati come Draghi, Schulz e Macron». Ma è tanto fumo e poco arrosto. Al netto degli entusiasmi la pattuglia sovranista non riuscirà infatti né a conquistare il Parlamento Europeo né, tantomeno, a cambiare l'Europa. Per capirlo basta guardare i numeri, consultare i sondaggi e tener conto delle rivalità interne che rendono impossibile la convivenza dei sovranisti in un singolo gruppo dell'Europarlamento.

Partiamo dai voti necessari alla maggioranza. La Brexit rende incerto anche questo dato basilare. Se gli inglesi non riusciranno ad abbandonare l'Unione, l'Europarlamento continuerà a richiedere una maggioranza di 376 voti su 751 seggi. Senza gli inglesi la maggioranza calerà a quota 353 su un totale di solo 705 seggi visto che 27 dei 73 deputati di Londra verranno ripartiti tra 14 stati membri mentre 46 seggi resteranno vuoti. In entrambi i casi i sovranisti restano lontanissimi dalla maggioranza. I sondaggi parlano chiaro. Nonostante la Lega sia destinata a diventare il secondo partito dell'emiciclo dietro la Cdu tedesca e Marine Le Pen si prepari a diventare primo partito francese davanti alla «France En Marche» di Emmanuel Macron i sovranisti non supereranno i 130 deputati. Con quei numeri non solo resteranno minoranza, ma non potranno neppure giocare il ruolo di alleato obbligato del Partito Popolare Europeo. L'emorragia di voti che, stando ai sondaggi, porterà il Ppe dagli attuali 216 seggi a meno di 170 lo costringerà a cercarsi alleati molto più solidi rispetto ad una pattuglia sovranista con cui raggiungerebbe a stento quota 300 restando ben sotto la maggioranza. Anche perché un'alleanza con Salvini, su cui già pesa il niet della Merkel, costringerebbe il Ppe a rinunciare a socialisti, liberali e verdi pronti ad una coalizione solo se questa escluderà i sovranisti. Insomma l'«alleanza degli sconfitti» - come viene già designata la coalizione di popolari, socialisti e liberali - sembra comunque aver la meglio su un sovranismo che seppur in crescita vertiginosa non è in grado di dominare le urne europee.

L'altro grande problema del movimento restano le divisioni che lo condannano a dividersi in due formazioni in seno al parlamento Europeo. La prima, chiamata «Alleanza Europea dei Popoli e delle Nazioni» riunirà gli alleati più fedeli a Salvini - come l'Rn (Raggruppamento Nazionale) di Marine Le Pen, l'AfD (Alleanza per la Germania) tedesca, l'Fpo (Partito della Libertà) austriaco e il Pvv (Partito per la Libertà) olandese di Geert Wilders. Nell'Ecr (Conservatori Riformisti Europei) confluiranno formazioni di sicura fede sovranista come Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, i polacchi di Diritto e Libertà di Jaroslaw Kaczincie e gli spagnoli di Vox. La divisione non è solo formale. Per i polacchi di Kaczinci, maggioritari nel gruppo, è fondamentale l'appartenenza ad una coalizione che rivendica, fin dallo statuto, la vicinanza all'Alleanza Atlantica e rifiuta le simpatie per la Russia che caratterizzano gruppi come la Lega e l'Rn della Le Pen.

Una divisione che, per fare un esempio, spaccherebbe a metà i sovranisti nel caso di voto sulle sanzioni a Mosca.

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