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Fronte bipartisan per sgonfiare il "caso Amato". Il governo attende un cenno da Parigi

Disinnescare. Spegnere. Sfumare. Le rivelazioni dell'ex premier Giuliano Amato sulla strage di Ustica non "accendono" lo scontro politico

Fronte bipartisan per sgonfiare il "caso Amato". Il governo attende un cenno da Parigi

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Fronte bipartisan per sgonfiare il "caso Amato". Il governo attende un cenno da Parigi

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Disinnescare. Spegnere. Sfumare. Le rivelazioni dell'ex premier Giuliano Amato sulla strage di Ustica non «accendono» lo scontro politico. Destra e sinistra hanno (per ragioni diverse) un comune obiettivo: sgonfiare il caso. Il Pd e la sinistra temono che il «fuoco» acceso da Amato possa lambire il Colle. Non va dimenticato che il Capo dello Stato Sergio Mattarella è il «garante» delle relazioni tra Italia e Francia. Dal fronte del governo non si vuole cavalcare la «bomba» di Amato in chiave anti-Macron. Pure i giornali di sinistra (Domani) puntano a ridimensionare il peso delle parole del dottor Sottile, derubricandole alle affermazioni di «vecchio politico». Ma è davvero così? Amato si voluto concedere solo una fiammata di visibilità?

Stefania Craxi bolla la ricostruzione del presidente emerito della Consulta come falso storico. Gianfranco Rotondi, un politico di lungo che ha vissuto a cavallo tra la Prima e la Seconda Repubblica, concede al Giornale un ulteriore spunto: «Non sono abituato a parlare di cose che non ho vissuto, al tempo di Ustica ero uno studente. Ricordo però che i vecchi dc, nei discorsi privati, collegavano questa vicenda in un certo modo anche alla scomparsa di Tony Bisaglia, che prima di morire in un incidente nautico aveva promesso a una testata nazionale un'intervista sul caso Ustica».

Altra carne a cuocere. Bisaglia fu politico di primo piano della Dc al centro di molti intrighi nella Prima Repubblica. Nell'esecutivo prevale la linea dell'attesa. Si aspetta, se ci sarà, una mossa di Parigi dopo le accuse. Nulla si muove. Il tentativo del vicepremier Matteo Salvini di aprire un fronte con l'Eliseo è stato subito neutralizzato. Il ministro Crosetto resta sul vago. Il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri è il più esplicito: «Peccato che Amato, che le ha occupate tutte una dopo l'altra, non abbia una carica da cui dimettersi per aver sostenuto una tesi in contrasto con sentenze della magistratura. Come è capitato ad altri. Amato è momentaneamente senza poltrona, ma con questa esternazione di fine estate ha superato nella classifica delle peggiori performance sotto il solleone persino il generale che ha scambiato Amazon per una nuova caserma. Amato, a differenza di altri, può calpestare sentenze, diffamare l'Aeronautica italiana, mettere l'Italia intera contro la Francia e la Nato, dire cose sbagliate su Craxi, prendendo forti bacchettate dalla senatrice Stefania Craxi, dimostrare che potrebbe essersi mal comportato quando, ricoprendo alti incarichi, non disse sotto giuramento quel che dice oggi con qualche amico al bar. Le parole del generale Tricarico sono state chiare e necessariamente dure. Lo ringrazio con la stessa sincerità con cui esprimo grande rincrescimento per il vaniloquio del pluripoltronato che abbiamo letto venerdi». Dal fronte Pd l'unico che esce allo scoperto è il franceschiniano Luigi Zanda che ipotizza un'altra pista: «Quando venne abbattuto l'aereo a Ustica ero il portavoce del presidente del Consiglio, Francesco Cossiga. La soffiata a Gheddafi non fu di Craxi», sostiene Zanda. «Cossiga disse ai magistrati d'aver saputo che per ben due volte i servizi segreti avvisarono Gheddafi» dice in un'intervista a Repubblica.

Ma c'è un altro mistero da svelare. A chi punta Amato? Qui le opzioni sono due: governo o Colle?

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