Politica

Frontiere, scontro Mattarella-Salvini

Il capo dello Stato: «Il destino dell'Italia è superare i confini». Il leghista: «È un venduto, invita i clandestini»

Anna Maria Greco

Roma C'è di mezzo il vino, il mostro migliore vino, nell'ultimo attacco di Matteo Salvini a Sergio Mattarella. E s'incrociano le accuse di averne bevuto troppo, prima di parlare.

Il presidente della Repubblica inaugura, tra bottiglie di Chianti e Brunello, la fiera del Vinitaly a Verona ed, elogiando la qualità enologica italiana e il marchio Doc che ci fa eccellere nel mondo, pronuncia la frase: «Da prodotto antico a chiave di modernità, il vino italiano, col suo successo nell'export, conferma come il destino dell'Italia è legato al superamento delle frontiere e non al loro ripristino».

Apriti cielo. Al leader della Lega scatta subito il riflesso pavloviano anti-immigrati e si scatena su Facebook contro il capo dello Stato, leggendo la sua dichiarazione così: «Come a dire avanti tutti, in Italia può entrare chiunque... Se lo ha detto da sobrio, un solo commento: complice e venduto».

Parole pesanti, che fanno insorgere in difesa di Mattarella parlamentari del Pd e di Ncd, della maggioranza e fuori. Il termine ubriaco non lo pronuncia nessuno, ma tanti lo sottendono. Come l'exleghista e oggi leader di Fare! Flavio Tosi, che accompagnava da sindaco di Verona il presidente tra gli stand dei viticoltori. «Chi ha fatto polemica- dice- o non era sobrio o non ha ascoltato bene. Non c'entrava nulla coi migranti: lui ha parlato di agricoltura e competizione internazionale. Andava ascoltato sobriamente».

Mentre fioccano le accuse di vilipendio e le pretese di scuse, il segretario leghista corregge un po' il tiro. «La mia - spiega Salvini- non è una frase contro Mattarella: io difendo il diritto dell'Italia e degli italiani. Il presidente non può invitare i clandestini di tutto il mondo a venire in Italia». Poi, per riconciliarsi col Vinitaly, aggiunge: «Ci sono stato anche io, si beve tanto e bene».

Forse in eccesso, insinua qualcuno. Il post leghista su Fb fa troppo rumore per chiuderla qui. Per il presidente del Senato Pietro Grasso sono «inaccettabili le offese al Presidente Mattarella. È ora che Salvini impari a rispettare la frontiera che separa la politica dall'insulto». Per la vicesegretaria dem Debora Serracchiani, è «la prova che Salvini e Grillo sono fatti della stessa pasta, di populismo volgare, urlo e intolleranza: il contrario della democrazia». Si tratta di «parole di un eversore che detesta l'Europa e non ama l'Italia», dice il dem Luigi Zanda. «Offese vergognose e inaccettabili, vanno condannate con fermezza: non si possono utilizzare espressioni che si configurano come vilipendio», attacca Matteo Colaninno (Pd). «La demagogia di Salvini è contro l'interesse nazionale dell'Italia. Se salta Schengen, noi siamo più penalizzati di tutti gli altri», scrive su Twitter Stefano Fassina (Si). «Salvini, in crisi di popolarità, oggi ha deciso di spararla grossa alzando il tiro», interviene Valentina Castaldini, portavoce di Ncd. «Chieda scusa immediatamente», ingiunge la dem Gea Schirò. Per la senatrice di Ala Manuela Repetti, le parole di Salvini sono «dette intenzionalmente per destabilizzare e distruggere l'immagine delle istituzioni e gettare l'Italia nel caos». C'è anche il tweet di Roberto Speranza, minoranza Pd: «Gli insulti di Salvini sono solo noioso e sguaiato rumore». Tutto nasce da un equivoco? Forse sì, ma rivela tante cose.

Il dem Ettore Rosato spiega che il leader leghista ha voluto estrapolare una frase di Mattarella piegandola su un tema diverso: «Salvini è talmente ossessionato dagli immigrati che inopinatamente attacca il presidente mentre egli parla di vino e di valorizzazione del Made in Italy e non di immigrazione».

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