Guerra in Israele

Il governo rassicura: "Il rischio attentati non è imminente, gli 007 sono al lavoro. Sì ai cortei pacifici"

Non c'è un pericolo imminente, ma attenzione alta e occhi sempre aperti. Il governo getta acqua sul fuoco dell'allarmismo quanto al rischio terrorismo, pur non sottovalutando la necessità di mantenere alta l'allerta

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Il governo rassicura: "Il rischio attentati non è imminente, gli 007 sono al lavoro. Sì ai cortei pacifici"

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Non c'è un pericolo imminente, ma attenzione alta e occhi sempre aperti. Il governo getta acqua sul fuoco dell'allarmismo quanto al rischio terrorismo, pur non sottovalutando la necessità di mantenere alta l'allerta. Lo fa con le dichiarazioni rassicuranti dei ministri degli Esteri e della Cultura, Antonio Tajani e Gennaro Sangiuliano. Il tutto poche ore dopo la frenata del titolare della Difesa, Guido Crosetto, che dopo aver ipotizzato uno stop alle manifestazioni del 4 novembre, ha fatto chiarire al suo stesso dicastero con una nota ufficiale che niente, nel programma per la festa delle Forze armate, cambierà per effetto dei venti di guerra tra Israele e Hamas.

«Non ci sono rischi imminenti ma nulla va sottovalutato. Non bisogna drammatizzare ma neanche sottovalutare. Le nostre forze dell'ordine e i nostri servizi di sicurezza sono al lavoro», taglia corto Tajani, spiegando che «l'Italia sta facendo tutto ciò che serve per garantire la sicurezza dei suoi cittadini, a partire da quelli di religione ebraica» e senza «sottovalutare i rischi». «Ci saranno controlli su coloro che arrivano tramite immigrazione regolare e irregolare per impedire che si infiltrino terroristi», aggiunge il titolare della Farnesina, spiegando come «tutte le sinagoghe e tutti i luoghi di riunione e i quartieri dove c'è una maggioranza di popolazione ebraica sono particolarmente sorvegliati e protetti». Insomma, il rischio non è «mai stato sottovalutato», insiste Tajani, assicurando comunque che allo stato non vi sono allarmi emergenti. E dicendosi contrario a proibire le manifestazioni pro-Palestina, quando non siano animate da facinorosi: «Credo che vietare le manifestazioni in un Paese democratico quando non sono manifestazioni violente, non sia una cosa giusta finché non c'è un allarme che la manifestazione possa degenerare», ha spiegato Tajani commentando il no alle manifestazioni della Francia. «Ogni Paese fa le sue scelte», le parole del ministro degli Esteri, che comunque ricorda che «manifestazioni pacifiche si svolgono negli Stati Uniti, che è il Paese più impegnato a difesa di Israele». E quando alla presenza, scovata dal Giornale, dell'ex terrorista Francesco Giordano (condannato per l'omicidio di Walter Tobagi) al corteo milanese, Tajani spiega che «è un fatto che deve essere seguito dalla polizia per vedere se ci sono connessioni», ma ribadisce anche che quella di Milano «era una manifestazione pacifica».

Come detto, anche il ministro della Cultura Sangiuliano ribadisce come, accanto a una «grande consapevolezza, con al centro la sicurezza dei cittadini», sia necessaria anche «tanta tranquillità, senza allarmismi non giustificati». E quanto ai cortei, Sangiuliano ricorda che «è assolutamente doveroso» proibire quelli a favore di Hamas, «perché è una organizzazione terroristica». Sulle manifestazioni, in genere, insiste il ministro, «la Costituzione è il nostro faro e c'è libertà di manifestazione e di pensiero. Io poi ho fatto il giornalista e l'articolo 21 mi è caro, ma ci sono limiti. Non si può esprimere sostegno ai terroristi, non si può fare apologia di reato, appoggiando chi ha fatto atti terribili, di chi ha ucciso i bambini».

Intanto, appunto, rientra anche la possibile cancellazione della festa delle forze armate, ipotizzata dal ministro della Difesa Guido Crosetto come possibile gesto di cautela visto il clima in Medio Oriente. L'altra sera, infatti, il ministero di via XX settembre ha confermato che «non ci sarà alcun cambiamento per quanto riguarda gli appuntamenti istituzionali previsti il 4 novembre». Ieri il ministro si è limitato a caldeggiare, su X, l'apertura del valico di Rafah «per consentire ai palestinesi di lasciare Gaza». E oggi alle 11.

30 a Palazzo Chigi il premier Giorgia Meloni incontrerà re Abdallah II di Giordania.

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