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I candidati sindaco tutti in fuga da Renzi

Più diventa padrone del Paese, più le grandi città sembrano ribellarsi al suo controllo

I candidati sindaco tutti in fuga da Renzi

Renzi è come Mangiafuoco e il sindaco si ritrova a fare il burattino. No, grazie. Più Renzi diventa padrone del Paese, più le grandi città sembrano ribellarsi al suo controllo. Non c'è nessuno che voglia fare il sindaco. Malagò, Cantone, Gentiloni, Madia, Pisapia, Sala. Nomi diversi, stessa risposta: no, grazie. Sembra una fuga da Renzi. Che, dopo aver cancellato le primarie perché anche il sindaco è roba sua, ora deve rassegnarsi a farle.

Il premier attrae peones, trasformisti, transfughi, pezzi sparsi di senatori e onorevoli, ma respinge i candidati sindaci. Fatica a trovare un volto della società civile, serbatoio storico della sinistra. I parlamentari vanno in soccorso del vincitore in cerca di una ricandidatura. Si sentono tranquilli: non è un lavoro pesante e lo stipendio è ottimo. Stanno lì, deambulano in Transatlantico, si fanno vedere in commissione e, ogni tanto, gli tocca spingere un bottone per votare sì o no su indicazione dei capigruppo. L'unico rischio è una certa alienazione, ma se uno non ha troppe ambizioni con il tempo se ne fa una ragione.

Il sindaco è tutta un'altra storia. L'idea di amministrare Milano fa già paura e solo un folle può pensare di prendersi sulle spalle Roma, soprattutto adesso. Non ti puoi nascondere. Non rischi il gomito del peones. Se fai il sindaco ci metti la faccia, ti ritrovi a fare i conti con metropoli alla deriva, dove ogni appalto è un gioco di soldi e potere, dove ogni buca è una lamentela, dove le possibilità di fallire sono altissime. Questo vale anche per la destra, con i «preferirei di no» di Paolo Del Debbio e Massimo Giletti, ma a sinistra c'è un'aggravante. Prima c'era la folla a candidarsi. Poi è arrivato Renzi e la folla è diventata follia. Tante grane e il rischio di restare schiacciati dal premier. Perché si è ormai capito come ragiona Matteo: comando soltanto io. Con che cuore uno sale al Campidoglio o a Palazzo Marino? Se va male la colpa è sua, se va bene il merito è di Renzi e in tutti e due i casi il leader del Pd non sarà un alleato.

Ora, però, in primavera ci sarà questa rottura delle elezioni amministrative che può diventare una variabile impazzita. Contemporaneamente si vota a Roma, Milano, Napoli e Bologna. Votano le persone reali, non i parlamentari.

Alfano, Verdini e tutti gli altri voltagabbana che lo sostengono alla Camera e al Senato questa volta non possono soccorrerlo, per il semplice fatto che nella vita reale non hanno voti.

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