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I giudici spaccati si appellano a Mattarella

I giudici spaccati si appellano a Mattarella

RomaNiente sciopero dei magistrati contro la temuta nuova responsabilità civile, la cui approvazione definitiva è prevista tra domani e mercoledì alla Camera. Il governo Renzi non si tocca, il Guardasigilli Andrea Orlando si è appellato all'Anm e, malgrado le forti resistenze verso una riforma ritenuta «punitiva», le correnti di sinistra di Area con Unità per la costituzione fanno blocco per contrastare i moderati di Magistratura indipendente che, invece, chiedono l'estrema protesta.

Nella riunione straordinaria del direttivo del sindacato delle toghe vincono i pompieri e l'unica iniziativa annunciata è quella per un'udienza con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. L'arbitro del Colle è anche al vertice del Csm e forse le toghe sperano di strapparlo a un ruolo di semplice notaio, illustrandogli l'«allarme» per i rischi della riforma, perché induca le forze politiche ad accettare le modifiche proposte alla legge.

Nel Palazzaccio della Cassazione l'atmosfera è tesa e la spaccatura evidente. Il presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli cerca di contenerla: «Riteniamo che lo sciopero non sia la risposta efficace. In qualsiasi forma sia organizzato sarebbe una testimonianza disperata e impotente e sarebbe percepita come la manifestazione di una casta che difende il privilegio».

La convocazione del «parlamentino» dell'Anm è stata chiesta da Mi, guidata dalla neopresidente Giovanna Napoletano e dal neosegretario Antonello Racanelli. Il suo documento propone di «proclamare l'astensione dall'attività giurisdizionale», appoggiato da Proposta B. Per Mi la reazione dell'Anm alla riforma è stata «finora blanda e del tutto inefficace», mentre Magistratura democratica e Movimento per la giustizia (Area), per il loro collateralismo con il governo di sinistra, bloccano uno sciopero che, in altri tempi, è stato più volte proclamato contro l'esecutivo Berlusconi. La decisione di Mi serve anche per dimostrare l'indipendenza della corrente dall'esecutivo, in cui l'ex leader Cosimo Ferri è oggi sottosegretario alla Giustizia.

Ad esasperare i toni è la recente scissione in casa dei moderati, con la nascita della nuova corrente Autonomia e Indipendenza guidata da Piercamillo Davigo. Un terremoto che ha portato alle dimissioni da Mi di storici esponenti come Marcello Maddalena, Antonio Patrono, Stefano Schirò e Sebastiano Ardita. È lui, nella riunione dell'Anm, a rappresentare il neogruppo: condivide le ragioni di una forte protesta ma chiede lo sciopero solo se l'Anm ritroverà l'unità, in alternativa lo sciopero bianco, con l'astensione dalle attività di supplenza. Ma per Area e Unicost si tratterebbe solo di un b oomerang , dice la leader di Md Anna Canepa.

Alla fine, la posizione unitaria non si trova e vengono messi ai voti tre distinti documenti, di maggioranza, Mi e Autonomia e Indipendenza. Dopo 7 ore e mezza di confronto acceso prevalgono a maggioranza i toni soft: no allo sciopero, per ora.

Solo stato di mobilitazione.

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