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Intercettazioni, blitz del governo: arriva il dl. Il pm deciderà se sono rilevanti

A 10 giorni dall'entrata in vigore della riforma, il governo partorisce un dl che estromette il parlamento. L'appello di Forza Italia a Mattarella: "Intervenga"

Intercettazioni, blitz del governo: arriva il dl. Il pm deciderà se sono rilevanti

È terminata, dopo quasi sei ore, la riunione del Consiglio dei ministri che aveva all'ordine del giorno l'esame dei decreti legge Milleproroghe e intercettazioni. E, se sul primo punto i giallorossi si sono scannati finendo per approvarlo "salvo intese", sul secondo hanno trovato l'intesa aggirando completamente partorendo un decreto legge che aggira il parlamento senza i requisiti di necessità ed urgenza. Tanto che Forza Italia si è immediatamente appellata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella "perché fermi il violento ed incostituzionale aggiramento".

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha salutato con soddisfazione il via libera incassato oggi in Consiglio dei ministri. "È uno strumento irrinunciabile per le indagini", commenta al termine del Consiglio dei ministri promettendo "un sistema moderno e digitale" che dia "maggiori garanzie per trovare un punto di equilibrio tra l'esigenza delle indagini, la tutela della riservatezza e il diritto di difesa". In realtà, la riforma delle intercettazioni è del 2017 ma non è entrata mai in vigore, per effetto di ben tre rinvii. Per tutto questo tempo, come ricorda il deputato di Forza Italia Enrico Costa, Bonafede se l'è presa comoda: "Ha dormito un anno e mezzo anziché modificarla con legge ordinaria e si è svegliato solo oggi, a dieci giorni dall'entrata in vigore, per stravolgerla con urgenza attraverso un decreto legge". Decreto che, contemporaneamente, rinvia l'entrata in vigore della riforma di altri due mesi. "Dove sono i requisiti per la decretazione di urgenza? Come può essere ammissibile intervenire con decreto legge in una materia delicata come quella delle intercettazioni?", si chiede Costa ricordando che dietro a questa procedura incostituzionale c'è "la contropartita da offrire al Pd per far partire lo stop alla prescrizione".

La riforma delle intercettazioni, che modifica quella scritta dall'ex Guardasigilli Andrea Orlando e varata due anni fa dal governo Gentiloni, si applicherà ai procedimenti penali "iscritti dopo il 29 febbraio 2020". Per quelli in corso si applicheranno, invece, le regole attualmente in vigore. Tra le novità messe in campo ci sono i compiti affidati al pubblico ministero. Toccherà, infatti, a lui (e non alla polizia giudiziaria come previsto dalla precedente riforma) selezionare il materiale per stabilire quali siano le intercettazioni di rilievo per le indagini e quelle, invece, irrilevanti.

"Il pubblico ministero - recita un articolo del decreto - dà indicazioni e vigila affinchè nei verbali non siano riportate espressioni lesive della reputazione delle persone o quelle che riguardano dai personali definiti sensibili dalla legge, salvo che si tratti di intercettazioni rilevanti ai fini delle indagini".

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