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L'Antimafia delle poltrone I funzionari da trenta a 200

Il Viminale riorganizza l'Agenzia per i beni sequestrati alla malavita. «Bruciando» un bilancio da 2 milioni

L'Antimafia delle poltrone I funzionari da trenta a 200

Il governo Gentiloni, sebbene dopo il voto del 4 marzo sia in carica esclusivamente per il disbrigo degli affari correnti e nulla più, è riuscito a fare incetta di nuove poltrone. Macché affari ordinari e consuetudine amministrativa da adempiere come vorrebbe la prassi. I ministri in scadenza si sono dati talmente da fare che il 27 aprile scorso, e senza alcun un preciso mandato del Parlamento, hanno deciso di incrementare il numero dei funzionari dell'Agenzia per i beni sequestrati alle mafie (Anbsm). E non di qualche decina soltanto. La modifica del regolamento della struttura, peraltro dipendente dal Viminale, ha portato il numero dei funzionari da 30 a 200. Volontà espressa esplicitamente sul documento del ministro dell'Interno Marco Minniti e che la prossima settimana sarà avallata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella con un apposito decreto.

Il risultato porterà a atto completo per l'intera riorganizzazione dell'Anbsm. Infatti oltre ai vertici direzionali già in carica ossia direttore, consiglio direttivo e collegio dei sindaci revisori dei conti, la struttura si arricchirà di un altro organo. Insomma in cantiere ci sono altre poltrone da assegnare. Si tratta di un nuovo comitato consultivo di indirizzo formato da almeno sette personalità. Un'altra piccola schiera di nominati, non figure istituzionali o di carriera. Al contempo l'Agenzia sarà anche arricchita di quattro nuove direzioni. Altre poltrone, altri costi, altri ingaggi: ufficio per gli affari generali e del personale; beni mobili e immobili sequestrati e confiscati; aziende e beni aziendali sequestrati e confiscati; gestioni economiche, finanziarie e patrimoniali. Non ultimo il ministro Minniti ha architettato anche un percorso di allestimento per nuovi uffici dirigenziali: sorgeranno nelle diverse sedi di Palermo, Reggio Calabria e Roma. Inevitabile che da un tale provvedimento ne possa venir fuori un bel pamphlet sulla spesa pubblica.

A oggi il bilancio dell'Agenzia dei beni confiscati alle mafie vanta un attivo esiguo: poco più di 2 milioni di euro che però, con questa riorganizzazione capillare tra stipendi e contribuzioni, scenderà di certo sotto l'asticella dello zero. Ma non è finita qui. Tra una settimana, e sempre per volontà del governo Gentiloni, saranno avviate inoltre le prime 11 conferenze di servizi in Sicilia e Calabria per la destinazione di alcuni dei 2.600 immobili (non oltre 300 per il momento) strappati ai clan mafiosi. Chissà se questa sarà la prima occasione utile si fa per dire in cui alcuni degli immobili sequestrati potranno essere già destinati all'accoglienza di immigrati e appartamenti per i richiedenti asilo inseriti nei servizi degli Sprar comunali come era stato già anticipato a marzo scorso. È vero che non esiste una legge che indichi che cosa un governo dimissionario possa o non possa fare però dovrebbe essere rispettata la volontà degli elettori che certo non hanno dato fiducia ai ministri di Paolo Gentiloni. E infatti questa volontà non è stata presa in considerazione tant'è che il governo in scadenza non si è dimostrato nuovo a questo tipo di scelte, tutt'altro che obbligate, perché già un mese fa ha autorizzato d'imperio l'assunzione di 250 funzionari amministrativi, da destinare alle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale ed alla commissione nazionale per il diritto di asilo stabilendo anche una piccola ipoteca sul prossimo futuro: «Entro l'anno saranno assunti nuovi funzionari, utilizzando le risorse aggiuntive attribuite, di recente, al ministero dell'Interno». Assieme a questi ultimi saranno ingaggiati 70 consiglieri per la carriera prefettizia e 10 dirigenti di II fascia.

E la spesa pubblica non potrà che crescere ancora.

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