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L'attacco dei giudici riapre vecchie ferite. "Quest'aria non ci piace"

Gasparri (Fi) vede "una manovra a tenaglia". Malan (Fdi) denuncia "il tentativo dell'opposizione di arruolare Mattarella". Il volto scuro di Scarpinato

L'attacco dei giudici riapre vecchie ferite. "Quest'aria non ci piace"

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«C'è un'aria che non mi piace, un copione che si è già visto troppe volte per non riconoscerlo». In un angolo di Palazzo Madama, durante una pausa della seduta, l'azzurro Maurizio Gasparri descrive la «manovra a tenaglia» che intravede: «Tra agitazione sullo spread, tam tam giornalistici sul governo tecnico, magistrati che reinterpretano le leggi e che salutano con ovazioni gli interventi in cui capi dell'opposizione attaccano il governo, il clima è molto nervoso».

Solo poche ore prima, l'Associazione Nazionale Magistrati era scesa in campo a sostegno del giudice di Catania Iolanda Apostolico, accusando governo e maggioranza parlamentare di voler «minare autonomia e indipendenza della magistratura» con le loro critiche alla sentenza sui migranti tunisini detenuti nel Cpr di Pozzallo. Il più classico degli anatemi imbracciato come clava dalla magistratura nei momenti di massimo scontro con la politica: «L'Anm non ha alcun diritto di censurare la libertà di parola della politica. Io venni investito con anatemi anche peggiori da parte del sindacato dei magistrati - ricorda Gasparri - quando definii il passato Csm una cloaca'. Poi scoppiò il caso Palamara, e venne fuori che avevo sbagliato per difetto. Tanto che - aggiunge ridendo - feci un'intervista appositamente per chiedere scusa alle cloache».

Se il centrodestra si mostra inquieto per il riaccendersi del conflitto antico tra magistratura e politica, con «quegli applausi a scena aperta dei magistrati di Area a Schlein e Conte, così poco consoni a magistrati che dovrebbero apparire super-partes», chiosa l'ex Csm Pierantonio Zanettin, nel centrosinistra si minimizza. Mentre ordina l'ennesimo caffè alla buvette, il capogruppo dei senatori dem Francesco Boccia scrolla la testa: «A me pare che Giorgia Meloni si inventi un complotto al giorno, dai mercati ai magistrati, per distogliere l'attenzione dei loro elettori da una manovra deludente sballata. A noi conviene star fuori dalla bagarre quotidiana che alimentano, e aspettare che si vedano i loro mancati». Intanto il governo, dice una sua collega di gruppo, «sembra soffrire in modo crescente il ruolo di Mattarella e il controcanto del Colle su alcuni fondamentali». Boccia ridimensiona: «Controcanto? Mi pare che al Quirinale ci sia grande prudenza. Qui in Parlamento, per dire, continuano ad arrivare solo decretoni omnibus e richieste di fiducia: pensate un presidente interventista come Napolitano cosa avrebbe già detto al governo». Gli dá ragione, una tantum, il capogruppo di Fratelli d'Italia Lucio Malan: «Un pezzo di sinistra, con l'aiuto dei giornali di area, cerca arruolare Mattarella nell'opposizione. Un tentativo piuttosto disperato, e tanto goffo da costringere il Colle a rintuzzarlo con smentite ufficiali».

Intanto, a proposito di rapporto distorto tra giustizia e politica, passa l'ex pm di Palermo e oggi senatore grillino Roberto Scarpinato, dribblando ansiosamente i cronisti. «È molto molto nervoso, l'audizione in Antimafia dei parenti di Borsellino si sta rivelando assai dura da digerire per chi faceva parte di quella Procura», confida la renziana Raffaela Paita. E Gasparri rincara la dose: «Le audizioni su Borsellino sono una bomba, venerdì ci sarà una nuova puntata e ne vedrete delle belle. Noi porremo una questione di compatibilità: Scarpinato, che è membro della Commissione, si dovrebbe come minimo astenere dal partecipare a sedute in cui si discute anche del suo ruolo passato».

Luigi Meduri, vecchia volpe del Ppi e poi della Margherita calabrese, ex parlamentare dem di antico garantismo democristiano, si mette le mani nei capelli: «Quando ho visto la segretaria Elly Schlein, oltretutto nipote di un garantista a tutto tondo come il socialista Agostino Viviani, che insieme a Conte rendeva omaggio al congresso di una corrente della magistratura non credevo ai miei occhi: non si fa». E vedendo passare l'ex ministro della Giustizia del Pd Andrea Orlando lo apostrofa: «È vero o no, Andrea? Tu una sgrammaticatura così palese non l'avresti mai fatta, al congresso di Md ad applaudire e farti applaudire non ci saresti mai andato».

L'ex Guardasigilli sorride a mezza bocca: «Lascia perdere», taglia corto.

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