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L'ex ad Ama attacca la Raggi: "Sono stato vessato e cacciato"

Bagnacani: "Sono stato allontanato per non essermi piegato a delle richieste che reputavo assolutamente non conformi"

L'ex ad Ama attacca la Raggi: "Sono stato vessato e cacciato"

"Questa vicenda mostra che ho sempre perseguito la via della legalità. Sono stato allontanato per non essermi piegato a delle richieste che reputavo assolutamente non conformi. Ho rispettato le regole anche davanti al rischio di essere cacciato". L'ex presidente di Ama, Lorenzo Bagnacani, in una intervista a la Repubblica torna a parlare delle vicende della municipalizzata romana dopo le rivelazioni del settimanale L'Espresso. "La prima cittadina ha sempre apprezzato il mio operato - dice Bagnacani - Anche fino a poche settimane prima del mio licenziamento, non sono mancati attestati di stima via sms. Ma anche su Facebook e Twitter... continuavano a rilanciare i risultati raggiunti da Ama. Il nostro lavoro quindi è stato apprezzato e rilanciato sui social dal Comune. Qualche rimpianto? Tanto è stato fatto, molto poteva essere ancora fatto. Rivendico di aver impostato il nuovo modello di raccolta differenziata su 320 mila abitanti, una media città italiana, in 8 mesi. Roma ne ha 2,8 milioni, serviva più tempo. Ma su quei 320 mila siamo arrivati al 70% di differenziata e il Conai (il Consorzio nazionale imballaggi, ndr) ci ha riconosciuto il premio 'Teniamoli d'occhiò. Un grandissimo lavoro".

E ancora: "Quegli audio fanno capire chiaramente quello che ho vissuto. Sono stati 10 mesi molto duri. Non si riusciva a venire a capo di una situazione banale, facile da comprendere. Anche sui temi più complessi qualsiasi azienda investe una o due settimane, un mese. Qui siamo andati avanti per 10 mesi. La crisi del bilancio ha influito sul servizio offerto ai romani? È evidente. Mi hanno mandato via perchè non ho accettato di modificare il bilancio, come mi chiedeva arbitrariamente il Comune. Non per le performance, quelle le abbiamo migliorate".

In un'altra intervista, questa volta a La Stampa, l'ex ad Ama poi rincara la dose: "Per quindici volte la Raggi ha mandato deserta l'assemblea dei soci dell'Ama, non approvando il bilancio 2017, sebbene validato da Cda, collegio sindacale nella prima versione e società di revisione Ernst & Young in entrambi i progetti di bilancio. Non mi prestavo a chiudere il bilancio in passivo, mandare l'azienda in malora, aprire la strada ad altre soluzioni. Parlo solo di cose che posso documentare. Un fatto è che una delibera di Ignazio Marino, mai cancellata dalla Raggi, prevede la privatizzazione con due bilanci in rosso. Chi può avere interesse? Chi sogna un business con una concessione da 8 miliardi per i prossimi anni e rischio imprenditoriale pari a zero".

Infine smaschera il sindaco: "Poco prima di cacciarmi mi mandava messaggi di stima e incoraggiamento. Era arrabbiata solo perché non mi piegavo e difendevo la legalità. Ho cominciato a registrare solo quando, avendo avuto il timore che si stessero prospettando ipotesi di illiceità, mi sono rivolto a degli avvocati. Loro mi hanno consigliato di registrare tutto a fini di giustizia e per tutelarmi".

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