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Niente più argini agli sbarchi

Malta lascia alla nostra Guardia Costiera l'onere di soccorre i migranti dentro le proprie acque, la Francia si defila dal meccanismo di redistribuzione automatica: l'Italia destinata a rimanere sola ad affrontare le emergenze anche con un governo pronto a piegarsi all'Europa

Niente più argini agli sbarchi

Non solo la “nuova alleata” Francia, adesso anche i vicini spesso “capricciosi” maltesi smentiscono in un sol colpo le dichiarazioni di Giuseppe Conte dei giorni scorsi, in cui si parla a più riprese di come, grazie al nuovo clima nei rapporti tra Italia ed Europa, Roma può usufruire della sponda comunitaria per affrontare il problema dell’immigrazione.

Da La Valletta nelle scorse ore arriva un vero e proprio schiaffo politico rivolto all’Italia. Nella notte infatti, un barcone in difficoltà viene soccorso dalla nostra Guardia Costiera in acque che sono però di competenza maltese.

Sembra di rivedere le stesse scene di alcuni mesi fa: un barcone viene segnalato all’interno della Sar di Malta, La Valletta però segnala di non avere mezzi in quel momento sufficienti per garantire il successo del salvataggio e così interviene, in sostituzione, la nostra Guardia Costiera. Questa notte l’azione di recupero italiana permette il salvataggio di 90 persone, le quali rischiano di affondare a causa dei problemi riscontrati nel loro piccolo peschereccio di legno.

E l'Italia così, proprio come avviene durante gli anni delle grandi emergenze migratorie, si piega ai capricci maltesi. L'esecutivo giallorosso sembra assecondare l'inoperatività di Malta, che prosegue anche nelle ore successive quando la nostra Guardia Costiera chiede alle autorità maltesi l'invio di un mezzo per trasbordare i migranti. Ma da La Valletta arriva un secco no. Il governo dell’isola nega il trasbordo ed adesso i mezzi della nostra Guardia Costiera si dirigono verso le acque territoriali maltesi per attendere istruzioni.

L’atteggiamento di Malta, che prima (come del resto accade nella stragrande maggioranza dei casi) scarica sull’Italia l’onere del salvataggio e poi nega il trasbordo, ben fa intuire il clima che vige in Europa sul fronte migratorio. Sembrano già lontani i tempi in cui invece, dinnanzi al diniego maltese, nasceva un vero e proprio braccio di ferro tra Roma e La Valletta. Rispetto ad allora, il presidente del consiglio è lo stesso ma il colore del governo è cambiato così come la sua composizione. Oggi Roma torna ad accettare di far spingere i propri mezzi fin dentro le acque di competenza altrui.

Proprio a Malta il prossimo 23 settembre si svolgerà il cosiddetto “mini summit”, in cui ad incontrarsi saranno alcuni ministri dell’interno dell’Ue. Sul tavolo, la riforma della gestione degli sbarchi che l’Italia di Conte preme per incardinarla verso la strada della redistribuzione automatica e non più volontaria dei migranti.

Ma è una guerra già persa in partenza, con buona pace dei più ottimisti che salutano la nascita del nuovo governo come propedeutica al riavvicinamento a quell’Europa da cui ci si aspetta solidarietà nella gestione dei flussi migratori. L’atteggiamento maltese lo dimostra: il problema dei migranti, per un vero o per un altro, dovrà essere pianto solo dall’Italia.

La Francia fa già sapere, come si evince da fonti vicine all’Eliseo, di non essere d’accordo con la proposta italiana. Al massimo, Parigi potrebbe accettare un sistema in cui vengano redistribuiti automaticamente soltanto coloro che hanno diritto d’asilo. Il che vorrebbe dire non cambiare nulla, visto che i primi controlli dopo gli sbarchi rimarrebbero sempre in capo al nostro paese. Allineate alle posizioni francesi, sono anche altri membri dell’Ue. In poche parole, quell’eurobidone a cui fa riferimento Fausto Biloslavo è pronto ad essere lanciato in faccia all’Italia. Del resto, come già detto in altre occasioni, essere ottimisti su un meccanismo di redistribuzione europea appare molto azzardato.

Il governo giallorosso, così frettolosamente portato ad ostentare i nuovi rapporti di cordialità con l'Ue, da Bruxelles riceve solo vaghe promesse che nel concreto però non portano a nulla.

Ed intanto la pressione migratoria sull’Italia aumenta: nuovi sbarchi vengono segnalati a Lampedusa, con l’isola che torna ad essere meta di numerosi barconi anche con più di dieci migranti a bordi. Solo nell’ultime ore ne sbarcano 56, che vanno quasi a pareggiare il bilancio con i 70 trasferiti ieri verso Porto Empedocle dal centro di prima accoglienza, il quale oramai è sempre più al collasso.

Di queste ore poi, è un'altra possibile vicenda relativa alla Ocean Viking: la nave dell'ong francese Sos Mediterranée, non appena ha il via libera per lasciare il porto di Lampedusa torna nel Mediterraneo ed adesso ha a bordo ben 109 migranti. L'equipaggio recupera prima un gruppo di 48 persone, successivamente ne fa salire altri 61 presi da un gommone in difficoltà. La conferma arriva dall'account Twitter di Medici Senza Frontiere, l'associazione che opera assieme ad Sos Mediterranée, i cui membri spiegano nel dettaglio le dinamiche dei due recuperi.

Proprio l'ingresso della Ocean Viking è il primo caso affrontato dal nuovo esecutivo. Se il governo Conte I si chiude, con la firma arrivata per mano dei ministri Salvini, Trenta e Toninelli lo scorso 30 agosto, con il divieto alla Alan Kurdi di entrare in Italia, il governo Conte II apre con il via libera all'approdo della Ocean Viking con 82 migranti a bordo a Lampedusa. Adesso la nave ne ha 109 a bordo e, già nelle prossime ore, potrebbe virare verso l'Italia. E, visto l'andazzo, capire come si chiuderà la vicenda appare fin troppo semplice: l'esecutivo giallorosso, in cambio delle solite promesse sulla redistribuzione, darà il via libera all'ingresso del mezzo.

E la pressione migratoria nel frattempo aumenta.

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