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L'ultima fake: Amadeus lascia la Rai per le "pressioni politiche"

Il conduttore passa a Discovery e si scatena la dietrologia sul Festival. L'ad Sergio: "Tutte false notizie"

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E figurarsi se nel «caso Amadeus» non entrava anche la politica. Da settimane si parla del suo imminente passaggio a Discovery e ovviamente grondano ipotesi e retroscena. Ieri il Corriere della Sera, per firma dell'autorevole Renato Franco, ha elencato altri motivi, riassumibili genericamente come «pressioni politiche». In sostanza, mentre era alla ricerca dei brani migliori da portare in gara, al conduttore del Festival di Sanremo sarebbe stato chiesto di inserire tra i concorrenti anche Povia (dato per vicino alla Lega), di mettere nel cast Hoara Borselli (considerata vicina a Fratelli d'Italia) e di coinvolgere anche Mogol (anche lui presunto filomeloniano) come direttore artistico. Tra le richieste, anche un «pranzo di cortesia» con Pino Insegno. Sono supposizioni, per carità, e quindi lecite.

Che il vorace mondo della politica fosse attirato dallo scintillio dell'Ariston si dice da tantissimo tempo, è una delle leggende più comuni con qualsiasi schieramento, qualsiasi maggioranza, qualsiasi leader. Dopotutto già negli anni Settanta i parlamentari di lungo corso dicevano, scherzando ma chissà fino a che punto, che al Presidente del Consiglio toccasse una sola vera, grande responsabilità, quella di scegliere il conduttore del Festival. E tante volte, nel corso dei 75 anni di vita dello spettacolo più nazionalpopolare che ci sia, questo o quel cantante, questo o quell'ospite o addirittura quella «valletta» o quel conduttore fossero «in quota di» o «voluto/a/i da». Come si sa, quando ci sono i Mondiali di calcio, gli italiani diventano tutti commissari tecnici e, quando inizia la festa delle «canzonette», sono tutti direttori artistici. Ed è possibile che, nei decenni, ci siano state richieste magari troppo pressanti che però quasi mai nessuno ha dettagliato fino in fondo. Al momento l'ad della Rai, Roberto Sergio, ha bollato queste ipotesi come «una infinità di false notizie» e non ci sono altre posizioni ufficiali più ufficiali della sua. Resta però da chiedersi se, nei cinque Festival di Amadeus, le presunte pressioni siano arrivate solo nell'ultimo, quindi con la Meloni a Palazzo Chigi. Nell'edizione del 2023, il governo della premier si era insediato da tre mesi e quindi chissà. Ma possibile che negli altri tre Sanremo, quando c'erano altre maggioranze, nessuno abbia fatto pressioni? Nessuna richiesta di cambiare il cast, di inserire cantanti, di coinvolgere altre personalità? Neanche una piccola così? Sia chiaro, tutto può essere. Ma a occhio e croce, anche dando retta alle lamentele che emergono ciclicamente, sembra improbabile. Molto improbabile.

Ridurre tutto a una sola parte politica aiuta più le strumentalizzazioni che tutto il resto.

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