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M5S, altra fumata nera per l'elezione del capogruppo alla Camera. Di Maio: "Via chi polemizza"

Ennesimo flop nelle elezioni del capogruppo alla Camera: nessuno tra Davide Crippa e Riccardo Ricciardi ottiene la maggioranza. Frattura sempre più profonda nei 5 Stelle. E Di Maio avverte: "Chi rema contro può andarsene"

M5S, altra fumata nera per l'elezione del capogruppo alla Camera. Di Maio: "Via chi polemizza"

Non c'è pace nel Movimento 5 Stelle. Mentre l'ultimo sondaggio Emg Acqua dà i pentastellati al 16,1%, ben 3,4 punti dietro al Pd, tra le fila grilline si registra un mal di pancia sempre più diffuso sulla gestione del capo politico Luigi Di Maio. Da tempo "Giggino" è entrato nel mirino di una frangia del partito, a cui è stata imposta l'alleanza con i dem e che chiede più trasparenza nei processi decisionali (vedi la Carta di Firenze). A peggiorare la situazione ecco il caso ex Ilva, con la fronda guidata dall'ex ministro Barbara Lezzi, contraria al ripristino dello scudo penale per Arcelor Mittal. "Non lo voterò mai", ha urlato Lezzi durante il recente incontro a Palazzo Chigi con il premier Conte e gli altri parlamentari 5S, gran parte dei quali d'accordo con la senatrice leccese.

La sensazione è che Di Maio abbia perso il controllo della situazione. Il Movimento è diviso in almeno due correnti. Dove ognuno sembra andare per conto suo.

Altra fumata nera nell'elezione del capogruppo

Lo dimostra anche l'ennesima fumata nera sulla scelta del capogruppo M5S alla Camera. Ancora una volta, nessuno dei candidati ha ottenuto la maggioranza assoluta. A contendersi l'eredità di Francesco D'Uva erano Davide Crippa e Riccardo Ricciardi. Crippa ha preso 85 voti, Ricciardi 73. 17 le schede bianche, 15 quelle nulle. In ballo, però, c'era molto di più della poltrona di capogruppo a Montecitorio, ma un intero direttivo formato anche da vice capogruppo, tesoriere e delegati d'aula. Le due "squadre" in campo erano rappresentate rispettivamente da Crippa, Luca Frusone, Giuseppe Buompane, Soave Alemanno, Giampaolo Cassese e Paolo Ficara da una parte; Ricciardi, Ilaria Fontana, Antonio Zennaro, Davide Aiello, Daniele Del Grosso e Antonio Federico dall'altra.

"Diaspora dal Movimento? Solo fake news"

Dunque, se al Senato - anche se a fatica - si era riuscito a trovare una quadra, con la nomina di Gianluca Perilli (e la contemporanea sconfitta, seppur di misura, dell'ex ministro del Mit, Danilo Toninelli - alla Camera è ancora notte fonda. Ormai è evidente: nei 5S ci sono due blocchi contrapposti che non cedono di un millimetro.

C'è chi, come detto, non ha più fiducia in Di Maio. Tanto da accarezzare l'ipotesi di lasciare il Movimento per aderire alla Lega. A dirlo è stato proprio il capo del Carroccio, Matteo Salvini: "Ce ne sono tanti. Fossi in Grillo, Conte e Di Maio mi porrei il problema di questa crisi, evidentemente qualcuno ha tradito". Ma il M5S non ci sta e nelle ultime ore è partita una caccia alle streghe all'indirizzo di chi, tra politici e giornalisti, parla di un gruppo di transfughi pronti a lasciare il Movimento.

"Solo fake news", il commento del capogruppo vicario dei 5 Stelle alla Camera Francesco Silvestri. "Ricostruzioni fantasiose e prive di consistenza. La leadership di Di Maio - si legge in una nota del deputato grillino - non è in discussione". Versione confermata dal portavoce M5S alla Camera, Michele Gubitosa, il quale parla di "fumo negli occhi. Siamo in una fase di discussione costruttiva. Di Maio è parte di questo dibattito", ma "non si tocca".

Di Maio: "Chi fa polemiche sul M5S può andarsene"

Il blog delle Stelle, organo ufficiale del Movimento, replica in modo ancora più duro: "Questo è giornalismo spazzatura, che non fa onore alla categoria. Vogliono provare a dividerci e cercano di farlo in tutti i modi. Diamo fastidio perchè non siamo mai stati organici al sistema, perchè siamo contro la corruzione e dalla parte dei cittadini". E ancora: "Provano a fermarci scrivendo falsità". Ma è innegabile: nel Movimento, qualche problema c'è. E la "discussione" di cui parla Gubitosa è il segnale di alcune crepe che potrebbero far saltare tutto.

E Luigi Di Maio? È nervoso. Non ce l'ha tanto con i giornalisti, quanto con gli iscritti e i rappresentanti che "alzano polemiche inutili sul Movimento. Chi lo fa - avverte Di Maio - può accomodarsi da un'altra parte. C'è qualcuno - aggiunge - che presta il fianco a una stampa che ci ha sempre disprezzato".

Dunque, "chi è interessato a fare il gioco degli altri e del sistema può accomodarsi in un partito", attacca il ministro degli Esteri, che in conclusione invita tutti a "non alimentare retroscena sui giornali compiacenti".

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