Economia

Macché sicurezza Sui condizionatori è solo burocrazia

Tutto è sotto tutela, tranne l'individuo. Che è fottuto, sommerso di libretti del refrigeratore

Macché sicurezza Sui condizionatori è solo burocrazia

Questa storia della tassa sui condizionatori d'aria è paradigmatica. La vicenda è abbastanza semplice. In nome dei soliti principi ambientali, l'Europa, e noi a ruota, ha deciso di obbligare tutti coloro che installino un condizionatore di una certa dimensione di dotarsi di un libretto di manutenzione. Si vuole preservare l'ambiente da supposte dannose emissioni fuori controllo di anidride carbonica e ottenere «miglioramento energetico».

La solita solfa. Ieri il ministero dello Sviluppo economico, guidato da una brava imprenditrice ed ex presidente dei giovani di Confindustria, ha negato che ci sia alcuna tassa sui condizionatori. Ecco. Speriamo in un colpo di sole. Magari indotto dal risparmio energetico adottato nel suo palazzone di via Veneto, a Roma. O di qualche suo collaboratore.

Chiediamo a lei: non è stata forse la Confindustria a denunciare per anni quella tassa occulta che si chiama burocrazia? Non sono forse gli imprenditori a lamentarsi, e noi con loro, che il nostro sistema normativo regola nel dettaglio le procedure, come se il loro semplice rispetto sia cosa buona in sé? Nel comunicato del Mise si dice che «a fronte della spesa per la corretta manutenzione» ci sarebbe una «riduzione della spesa per la bolletta elettrica».

Gentile ministro continuiamo ad avere enorme stima nei suoi confronti e verso alcuni collaboratori che Lei si è scelta e che per anni ci hanno spiegato che le imprese sanno da sole come chiudere i bilanci e non hanno bisogno di consigli pubblici.

Ma insomma, possibile che proprio lei non si accorga che dietro questa assurda norma c'è solo quel desiderio costruttivista tipico delle burocrazie di volere il nostro bene a spese nostre? Milton Friedman in un suo famoso motto diceva: «Qualsiasi politico o governante che dica di voler fare il vostro bene, lo faccia almeno a spese sue». No, qua dal Mise ci spiegano che la tassa (come chiamare altrimenti un obbligo a spendere) è fatta per il nostro bene, per ridurre la nostra bolletta energetica. Ma per favore. Sarebbe stato più comprensibile approvare la norma (pare sia un obbligo europeo) rendendola più innocua possibile e semmai - invece di fare un comunicato negando l'esistenza della tassa -, alzare le proprie mani dietro all'impossibilità ad uscire dal giogo euro-burocratico. Insomma, è quanto lei ministro Guidi ci ha detto in anni e anni di conversazioni confindustriali, tra l'altro isolata in mezzo a imprenditori che pensavano a tutt'altro.

Si tratta di poca cosa, qualcuno potrebbe obiettare. In fondo colpisce solo gli esercizi commerciali (come se questi non fossero contribuenti già tartassati) e appartamenti superiori ai 100-130 metri quadri. E qui si sbaglia. All'inferno, diceva qualcuno, si scende a piccoli passi. E come tutti gli italiani sanno, e gli imprenditori in particolare, di passi ne abbiamo già fatti molti. È tutto normato, tutto regolato, tutto soggetto ad asseverazioni, autorizzazioni, permessi, licenze, libretti di manutenzione, esperti che a loro volta si devono iscrivere agli albi, concessioni e via andando. E tutto in nome ovviamente di nobili e sani principi. C'è l'evasione da combattere, l'ambiente da difendere, il diritto al lavoro da salvaguardare, il diritto della salute da tutelare, la privacy da proteggere, il cardellino da preservare. Tutto è sotto tutela, tranne l'individuo. Che è fottuto, sommerso di libretti del refrigeratore. Ma sia chiaro, come dicono al ministero, è per «tutelare l'ecosistema e favorire risparmio economico e competitività».

Grazie, grazie.

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