Quirinale

Mattarella: oltre gli interessi nazionali è l'ora di una difesa comune europea

Il Capo dello Stato lancia l'appello per "uno sforzo di coraggio"

Mattarella: oltre gli interessi nazionali è l'ora di una difesa comune europea

Siamo una sigla, un'unione economica. Siamo solo chiacchiere e distintivo. E insomma, si chiede Sergio Mattarella, riusciremo mai a mettere in piedi una difesa comune, a farci valere, a «diventare protagonisti» nel mondo? La guerra in Ucraina davvero non ci sta insegnando nulla? Ma al dunque, che cos'è oggi l'Europa? E soprattutto, che cosa non deve essere? «Ogni giorno è un banco di prova, ma sarebbe del tutto inadeguato pensare a una Ue che sia frutto dell'affannosa rincorsa ad affrontare problemi dettati da altri, in un quadro internazionale dettato da altri». Serve subito, adesso, «uno sforzo di coraggio» per superare «le contraddizioni» e fare il salto di qualità. Servono responsabilità e condivisione. Invece no, «l'Europa resta così, instabile perché è la somma temporanea e mutevole degli interessi nazionali»: ora basta, bisogna capire che se vogliamo costruire «una solida cornice» di sicurezza capace di «sviluppare il modello sociale e democratico europeo», dobbiamo anche «andare avanti sull'integrazione». Le due cose si tengono insieme, «non può esistere una senza l'altra».

Il capo dello Stato è all'università di Cracovia, terzo giorno del suo viaggio in Polonia, e proprio dal cuore del sovranismo, dopo aver chiesto di rivedere il trattato di Dublino e le «regole preistoriche» sull'immigrazione redistribuendo meglio le accoglienze, ora lancia un altro appello alla coesione sul tema caldissimo della difesa. Non la prende larga, non fa diplomazia. Parla di armi, di deterrenza. «Guardiamo a come rendere concreta la prospettiva dell'autonomia strategica dell'Unione Europea, in grado di assicurare una deterrenza dissuasiva, consapevoli che questo significa irrobustire ulteriormente e non indebolire le nostre alleanze, che sono il punto di forza del sistema di sicurezza». Oltre la Nato quindi, non contro la Nato. Ma se vogliamo contare qualcosa dobbiamo imparare a muoverci anche da soli. «Del resto - spiega - le stesse somme destinate all'incremento della difesa dai singoli Paesi, che superano insieme di gran lunga quelle di eventuali competitor, se messe a fattor comune diventerebbero un volano ineguagliabile pure a vantaggio dell'Alleanza atlantica». Ma appunto, insiste il presidente, la condizione è che «con lungimiranza» si comincino a mettere da parte «le timidezze sull'integrazione».

E allora, gli Stati nazionali devono avere uno sguardo che sorpassi il loro ombelico politico. Anche perché la situazione generale sta peggiorando: ad esempio, stiamo diventando disattenti su quanto accadde nel Mediterraneo. «L'Unione Europea ha svolto in passato una preziosa funzione sull'altro fronte che caratterizza i confini del continente, quello sud. Oggi però l'attenzione richiamata anni fa dinanzi all'emergere di fenomeni di terrorismo islamista lascia luogo a una negligente e pericolosa distrazione». Dall'immigrazione incontrollata alle violenze, dalla fame ai diritti civili, dall'espansione dell'Isis agli Stati canaglia. L'Europa non può più essere assente e disarmata. «Ed è un argomento - ricorda Mattarella - che non riguarda soltanto i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Anzi è l'obbiettivo di un partenariato più fecondo e più solido tra Ue e Unione africana, in grado di anticipare tensioni e di contribuire alla causa della pace».

Parole simili a quelle usate da Giorgia Meloni nel suo recentissimo viaggio in Etiopia.

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