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Matteo in pressing sugli Usa ma Obama ha altro da fare

Da un anno al governo, il premier non è ancora riuscito a farsi ricevere alla Casa Bianca. Potrebbe farcela a maggio ma rischia di arrivare dopo Mattarella

Matteo in pressing sugli Usa ma Obama ha altro da fare

Muoversi sullo scacchiere internazionale non è cosa facile neanche per i politici più navigati. E dunque in questo primo anno a Palazzo Chigi Matteo Renzi se l'è sostanzialmente cavata, riuscendo a spuntare in Europa qualcuna di quelle piccole concessioni sulla flessibilità che né Mario Monti né Enrico Letta avevano ottenuto. Certo, il merito è anche del semestre di presidenza italiana dell'Ue che ha permesso all'ex sindaco di Firenze di entrare dalla porta principale e di sedersi subito ai tavoli che contano.

Europa a parte e al netto della missione diplomatica nell'Africa sub-sahariana tra Mozambico, Congo e Angola - è stata la prima in assoluto per un premier italiano - la nostra diplomazia sembra però fare un po' fatica a tenere insieme tutto. Tanto che dopo un anno al governo Renzi non è stato ancora ricevuto alla Casa Bianca. Anzi, fra pochi giorni il premier italiano è atteso prima a Kiev (dove incontrerà il presidente dell'Ucraina Petro Porosenko) e poi a Mosca (dove avrà un faccia a faccia con Vladimir Putin). Dei due grandi centri nevralgici della diplomazia - da una parte Washington e dall'altra Mosca - Renzi visiterà quindi prima il Cremlino.

Questo, va detto, non significa che sia in corso chissà quale crisi internazionale tra Casa Bianca e Palazzo Chigi. Anzi, i rapporti sono cordiali come sempre. È un fatto, però, che nonostante le reiterate richieste dei nostri uffici diplomatici Obama abbia preferito fino ad oggi rinviare un faccia a faccia nello Studio ovale. D'altra parte, che il nervo sia scoperto lo si capisce dal nervosismo con cui rispondono i diplomatici italiani - a Palazzo Chigi ma pure alla Farnesina - quando vengono interpellati sull'argomento. Mentre all'ambasciata americana di via Veneto si limitano a replicare che «a Obama piace molto Papa Francesco».

D'altra parte che qualche problema c'è lo si era capito già a settembre, quando pur passando una settimana negli Stati Uniti Renzi non era riuscito a trovare un buco nell'agenda di Obama. Prima la visita nella Silicon Valley, poi l'Assemblea generale delle Nazioni Unite e infine un salto alla Fiat di Detroit da Sergio Marchionne e un passaggio alla Stanford University a San Franciso. Di Washington e della Casa Bianca neanche l'ombra. E certo non perché i due si sarebbero visti due mesi dopo - a novembre - al G20 di Brisbane, in Australia. Un incontro cosiddetto «informale» e per giunta molto breve. A Palazzo Chigi, però, non si danno per vinti. E continuano a sondare il Dipartimento di Stato che, pare, non starebbe gradendo la sponda che Renzi ha ultimamente offerto a Angela Merkel. L'agognata visita alla Casa Bianca, però, potrebbe finalmente essere messa in calendario per maggio. Con un rischio. Che Sergio Mattarella - insediatosi al Quirinale neanche un mese fa - possa essere ricevuto prima di Renzi.

Per il premier sarebbe una vera beffa.

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