Cronache

Meglio i vecchi di questi giovani piagnucolosi

Non s'illudano i ragazzi. Verso il tramonto, terrorizzati scorgeranno anche loro l'ospizio e cesseranno di darsi tante arie e di avere tante pretese

Meglio i vecchi di questi giovani piagnucolosi

Alcuni giorni fa l'Istat ha diramato i dati di una statistica che ha suscitato scalpore. In Italia nel 2014 sono nate 100mila persone meno di quante ne siano morte. Cosicché la popolazione, invece di aumentare, diminuisce. Tenuto conto che il numero dei viventi si aggira intorno a 60 milioni, una folla notevole, e considerata l'estensione della penisola (assai montuosa), ci aspettavamo che la notizia fosse accolta con indifferenza, se non con letizia. E invece ha destato allarme: oddio, le culle sono vuote e le bare piene. L'accostamento fra i due fenomeni, indubbiamente fa impressione poiché siamo abituati da sempre a giudicare i figli benedizione del Signore, mentre i lutti significano dolore e ricordano che nel futuro di ogni uomo e di ogni donna c'è una tomba. E ciò non mette allegria.

Ma al di là di queste ovvie riflessioni, che sfiorano la banalità, occorre rammentare che l'esplosione demografica è una minaccia. Ai tempi dell'Illuminismo, secoli orsono, sulla terra c'erano 600 milioni di umani; oggi ce ne sono 7 miliardi. Avanti di questo passo, dove andremo a finire? Soprattutto, come faremo (faranno) a starci e a nutrirci tutti su questo pianeta satellite del Sole? L'interrogativo non mi riguarda: ho l'età del dattero, che non è mangiato da chi lo ha seminato. Mi domando comunque perché ci dovremmo preoccupare se vedono la luce pochi bebè (in confronto al passato, quando peraltro non c'era l'aborto legale, introdotto poi a furor di popolo.

Come diceva Renzo Arbore, meno siamo meglio stiamo. Un'eresia? No di certo. Perfino Papa Francesco ha dichiarato di recente che solamente i conigli si riproducono a dismisura senza badare alle conseguenze. I credenti indignati per la contrazione delle nascite ne prendano atto e se ne facciano una ragione, pensando che il Pontefice è cattolico almeno quanto loro. Amen. Anche coloro che si stracciano le vesti perché la società invecchia si diano una regolata. È preferibile in genere diventare anziani che salme. Sul punto immagino saremo tutti d'accordo. Festeggiare un compleanno è più divertente che commemorare un anniversario della morte, specialmente la tua. Quindi, calmiamoci.

La scienza si è dannata l'anima per trovare il modo di allungarci la vita e, adesso che ci aspettiamo di andare oltre gli 80, molti si lamentano perché ci sono in giro troppi bacucchi. Siamo pieni di contraddizioni. I geriatri esultano perché ci fanno campare quanto Matusalemme; viceversa, la previdenza sociale, per lo stesso motivo, sacramenta, essendo indotta a pagare pensioni a una massa di canuti, col rischio di prosciugare la cassa. Rischio abbastanza improbabile, posto che ormai i lavoratori sgobbano fino a 70 anni.

Essere anziani è ritenuta quasi una colpa, senza quasi. L'anziano non è guardato con rispetto; se alza la voce, chi gli sta attorno si chiede: ma che cosa vuole questo rincoglionito? Se il vegliardo non parla, dicono di lui: lascialo perdere, vive nel suo piccolo mondo antico. Da parecchi anni trionfa un luogo comune: le generazioni maturate nel secondo dopoguerra hanno avuto un'esistenza facile, la strada in discesa nella professione e nella carriera, agevolate dallo sviluppo economico; oggi al contrario i giovani si dibattono nel dramma di un lavoro che non c'è, nell'incertezza dell'avvenire, obbligati a farsi mantenere dai genitori. Fole.

La maggioranza dei miei coetanei non sapeva neanche cosa fossero il bidè, lo scaldabagno e neppure il bagno. Nelle aule scolastiche un solo maestro con 35 alunni. Per recarsi a scuola, un ragazzo percorreva chilometri. Quanto al cibo, il poco che c'era faceva schifo. Bei privilegi. Più che mai vale il detto che il problema dei giovani si risolve in un modo solo: lasciarli invecchiare, dopo di che comprendono. Inutile, infine, chiedersi perché le coppie di oggi non abbiano una prole numerosa: sono una minoranza quelle che dispongono di mezzi per concedersi più di un figlio. Nelle città le case sono piccole e care, un trilocale è un lusso.

Le donne lavorano perché lo desiderano e perché vi sono costrette: un reddito è insufficiente, ne servono due. E il bambino dove si colloca? Siccome gli asili costano, vengono buoni i nonni che, all'improvviso, non sono più rincoglioniti: danno una mano e spesso sganciano un contributo, giacché campano con nulla e risparmiano qualche euro. Altro che criticare la gerontocrazia.

Una società attempata non sarà più saggia, ma di sicuro è meno rumorosa, meno violenta, meno scriteriata. Non s'illudano i ragazzi. Verso il tramonto, terrorizzati scorgeranno anche loro l'ospizio e cesseranno di darsi tante arie e di avere tante pretese, da soddisfarsi uccidendo i padri e i nonni. L'unico rimedio al trascorrere dei lustri è crepare prima, però ci è negata persino la dolce morte.

Fatevelo voi un mondo migliore, cari giovani, se ne siete capaci.

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