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Meloni attacca: "Io non scappo, le polemiche aiutano la mafia". Caso Nordio chiuso

E no, non è una fuga, dice Giorgia, anzi. "Io non scappo. La fiaccolata era in agenda, però sono presidente del Consiglio e ho preferito partecipare alla manifestazione più istituzionale"

Meloni attacca: "Io non scappo, le polemiche aiutano la mafia". Caso Nordio chiuso

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Meloni attacca: "Io non scappo, le polemiche aiutano la mafia". Caso Nordio chiuso

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E no, non è una fuga, dice Giorgia, anzi. «Io non scappo. La fiaccolata era in agenda, però sono presidente del Consiglio e ho preferito partecipare alla manifestazione più istituzionale. Ho incontrato Manfredi Borsellino e mi ha ringraziato per la presenza». E insomma, la disputa sul luogo «dove onoriamo il ricordo di Paolo Borsellino e la sua scorta» non è una discussione seria, da Paese maturo. «Siamo convinti - dice la premier - che la battaglia contro la mafia si possa vincere. Lo Stato ha inferto negli ultimi mesi colpi importantissimi alla criminalità organizzata, perciò sono colpita che si metta in dubbio pure questo».

La Meloni si sente punta nel vivo. «Non sono mai scappata in vita mia, cammino sempre a testa alta. Leggo che avrei scelto di evitare la piazza per non essere contestata: e chi mi potrebbe contestare, la mafia? Non ne dubito, visto il nostro lavoro». È davvero irritata. Ma come, si lamenta, con la mia storia, proprio io che ho iniziato la mia attività politica 31 anni fa nelle giornate della strage di via D'Amelio, ora finisco sotto accusa? Assurdo. «C'è un tema sul quale non dovremmo dividerci e ci sono giorni in cui non si dovrebbero montare polemiche sterili e inventate, che fanno bene solo a quelli che stiamo combattendo». Ancora. «Sono qui oggi per combattere le cosche. Se avessi preso parte alla fiaccolata avrebbero commentato: eh, non partecipi alle manifestazioni istituzionali».

E, nella torrida passeggiata palermitana, fatta di corone e incontri con i familiari delle vittime, non è la sola diatriba che la Meloni deve fronteggiare. Sulla lettera di Marina Berlusconi lei preferisce glissare. «Con tutto il rispetto, non la posso considerare un membro della coalizione, nel senso che non è un soggetto politico». Una risposta che non è piaciuta a Matteo Renzi: «Marina ha il mio rispetto umano e politico per quello che ha scritto nella sua lettera al Giornale».

Sul concorso esterno invece torna volentieri, del resto è stata lei a stoppare con nettezza le fughe in avanti del Guardasigilli per evitare pericolosi ondeggiamenti nella maggioranza e un possibile scontro con Bruxelles. Era stato Sergio Mattarella, nel lungo faccia a faccia al Quirinale della settimana scorsa, a metterla in guardia sui rischi di uscire dal seminato europeo. «Carlo Nordio - puntualizza adesso la premier - ha soltanto risposto a una domanda, ma poi ha precisato che non si tratta di una legge prevista nel programma di governo, che non c'è nessun provvedimento all'ordine del giorno». Siamo dunque nel campo tecnico, delle opinioni. «Le cose che si vogliono fare si fanno e del resto si può evitare di parlare. Forse Nordio dovrebbe essere un po' più politico...».

E il ministro ci prova, intervenendo in un question time alla Camera. «Nel programma di riforme non vi è traccia di modifiche su questa disciplina, né poteva esserci. Le mie considerazioni sulla necessità di una normativa ad hoc miravano a eliminare le incertezze interpretative, costruendo uno strumento più efficace dell'attuale nella repressione delle associazioni criminose e di chi in un modo o nell'altro ne fa parte». Nessun cedimento, assicura il ministro. «La mia interpretazione è addirittura più severa. Chi non è organico alla mafia ma ne agevola il compito è un mafioso a tutti gli effetti». Pure Nordio è «sdegnato» per le polemiche. «Comprenderete il mio sconcerto quando qualcuno mi ha definito favoreggiatore della delinquenza organizzata.

Io?».

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