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Migranti, Ong e Libia: ecco il piano Pd-M5s per varare la linea soft

Revisione del Sicurezza bis e stop ai porti chiusi. E Leu chiede meno aiuti a Tripoli

Migranti, Ong e  Libia: ecco il piano Pd-M5s per varare la linea soft

Un primo, piccolo, ma simbolico segnale dell'inversione di rotta sull'immigrazione arriva grazie ad un reportage de il Giornale con la polizia slovena. Gli agenti di Capodistria pattugliano il confine che sovrasta Trieste, da dove entrano i migranti che arrivano dalla Bosnia, assieme ai poliziotti italiani. Un'operazione fortemente voluta da Matteo Salvini quando era ministro dell'Interno. Giovedì, all'ultimo momento, l'agente italiano di turno non si è presentato davanti ai cronisti del Giornale. Ufficialmente era indisposto, ma non è stato neppure sostituito. E gli sloveni hanno pattugliato i punti di ingresso dei migranti da soli. Guarda caso la stessa mattina giurava il governo giallo rosso, che ha già in cantiere un piano per smantellare gran parte della politica sui migranti dell'esecutivo precedente.

Uno degli assi nella manica è il varo di una nuova legge sull'immigrazione, che riapra all'accoglienza. Il Viminale, durante il periodo giallo verde, grazie alla diminuzione dell'80% degli arrivi e all'abbattimento delle tariffe per le cooperative che vivono e talvolta lucrano sui migranti, aveva abbattuto massicciamente la spesa. Dai 2,205 miliardi del periodo agosto 2017-luglio 2018 si è passati ai 501,4 milioni di euro degli ultimi dodici mesi. Soprattutto il Pd e la sinistra estrema devono riaprire i rubinetti ad una realtà che rappresenta la loro base elettorale.

Il primo bersaglio, che verrà facilmente centrato, è la revisione almeno del secondo decreto sicurezza prendendo spunto dai rilievi sollevati al momento della firma dal Capo dello Stato. In realtà i cambiamenti potrebbero ridursi ad una diminuzione delle multe di1 milione di euro alle Ong e altri dettagli che non cambierebbero l'impianto di base della legge.

L'ala rossa del governo, però, vorrebbe un'inversione ad U della politica dei porti chiusi e relativi scontri con le Ong. Il nuovo ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, è sempre stata, anche da prefetto, più che aperta all'accoglienza. Se deciderà di dare il benservito al capo di gabinetto, Matteo Piantedosi, che manteneva la barra dritta con Salvini sarà il segnale che si punta all'inversione a U.

Sulla Libia il governo giallo rosso potrebbe fare i danni maggiori. A sinistra sono in tanti a chiedere a gran voce lo stop del fondamentale appoggio italiano alla Guardia costiera libica. Gli ultimi, 48 ore fa, sono stati Nicola Fratoianni e Luca Casarini, che considerano i marinai libici di un governo riconosciuto da noi e dall'Onu alla stregua di aguzzini.

La Guardia costiera di Tripoli ha già ricevuto 11 motovedette italiane e altre 4 sono in consegna. I libici hanno fermato 5392 migranti illegali dall'inizio dell'anno fino al 23 agosto scorso, che volevano arrivare in Italia.

Il governo potrebbe ritirare la nave della Marina dalla base della capitale di Abu Sitta, che sostiene con la sua tecnologia la centrale operativa del contrasto all'immigrazione clandestina in Libia. Oppure basterebbe tagliare i fondi che servono a pagare i salari del personale della Guardia costiera. Tutte idee coltivate soprattutto da Liberi e uguali, ma che lo stesso Pd farà difficoltà a digerire perché dovrebbe sconfessare il suo ministro dell'Interno, Marco Minniti, che nel 2017 ha dato il via all'operazione Libia.

Purtroppo dietro l'angolo è più concreta la rinascita della missione Sophia con l'avallo italiano.

La flotta Ue che la Germania vuole di nuovo in mare per sbarcare nel nostro paese 45mila migranti con le navi militari come ha fatto in passato.

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